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"Uomo e galantuomo"

Da Sciosciammocca a De Sia. Le trasformazioni di un'opera dal 1922, quando Eduardo scrisse la sua prima commedia in tre atti



"Uomo e galantuomo"

Di Ciro Borrelli


Nel 2022 decorre il centenario di Uomo e galantuomo, la prima commedia di Eduardo De Filippo in tre atti. L’opera viene portata in scena solo quattro anni più tardi, al Fiorentini di Napoli, dalla compagnia di Vincenzo Scarpetta (fratellastro dei De Filippo), nella quale Eduardo milita come “brillante”.

Il titolo definitivo Uomo e galantuomo (quello originario è Ho fatto il guaio? Riparerò!) appare il 23 febbraio del 1933, in occasione della rappresentazione al Sannazaro (sempre nel capoluogo partenopeo) ad opera della Compagnia Tea-tro Umoristico I De Filippo.

Ma possiamo dire che è solo l’inizio della “vita” di un testo che Eduardo ha più volte ripreso, rimaneggiato, adattato, in un arco di tempo che copre circa quaranta anni. Basti pensare che nella versione messa in scena dalla Compagnia di Vincenzo Scarpetta, per lo più ricalcata sulle classiche pochade, era ancora presente la figura di Felice Sciosciammocca, che sarebbe diventato Gennaro De Sia solo nelle versioni successive che Eduardo andava man mano asciugando e modificando. E che, nel tempo, il personaggio di Alberto De Stefano è passato per interpreti quali Peppino De Filippo (con Il Teatro Umoristico), Aldo Giuffré (con la Compagnia Il Teatro di Eduardo) ma anche Ugo D’Alessio e Franco Parenti, fino a Luca, nella versione poi registrata per la RAI nel 1975 e che si può, in un certo senso considerare come definitiva. Mentre Eduardo, che Alberto lo era stato con Scarpetta, ha riservato per sé in tutte le versioni successive il ruolo del capocomico, Gennaro De Sia.

La trama della pièce è particolarmente ingarbugliata. I protagonisti sono gli attori di una scalcinata compagnia teatrale, capeggiata, appunto, da Gennaro De Sia, intenta a portare in palcoscenico una tragedia, allo scopo di riparare al fiasco della sera precedente. A occupare quasi l’intero primo atto le esilaranti e goffe prove di questi maldestri guitti, ospiti in un albergo del napoletano a spese dell’occasionale impresario Alberto De Stefano. Palese l’influsso pirandelliano, autore di cui Eduardo era al tempo già un ammiratore. Così come è ancora presente l’elemento dell’equivoco, loscambiodipersonadiscarpettiana memoria. Il riferimento alla necessità del matrimonio riparatore, difatti, genera fraintendimenti e confusione, perché ben due personaggi femminili portano in grembo il frutto di una relazione extraconiugale.

A farla da padrone nel secondo atto, ambientato nella lussuosa casa dell’amante di Alberto, Bice, è il tema della menzogna: ha mentito Bice, di conseguenza dovrà mentire Alberto. A legare secondo e terzo atto un altro motivo molto caro a Eduardo, la follia. Anche in questo caso, evidente il debito nei confronti di Pirandello (risale a pochi anni prima la stesura de Il berretto a sonagli). La scoperta dell’amara verità (quella che lui credeva la sua fidanzata è invece una donna “felicemente” sposata) costringe il giovane impresario a fingersi pazzo: solo così si può salvare l’onore della fedifraga. L’arresto di Alberto fa sì che la scena, nel terzo atto, si sposti in commissariato. E qui, a fingersi fuori di testa, saranno addirittura in due.

Quanto alla scelta del dramma che gli attori si accingono a provare nel primo atto, essa non è causale. Si tratta di Mala Nova di Libero Bovio, uno degli autori che maggiormente ha osteggiato Eduardo Scarpetta (il padre naturale dei De Filippo). Raccontano le cronache di quegli anni che il poeta e drammaturgo napoletano non gradì affatto la studiata storpiatura e la mirata volontà di ridicolizzare il testo, tant’è che, mentre assisteva alla rappresentazione, lasciò la poltrona e andò via sbattendo la porta.

Nella stagione teatrale che sta per aprirsi, Uomo e Galantuomo verrà portato in scena in diverse piazze italiane. Nei panni di Gennaro De Sia, Geppy Gleijeses, allievo di Eduardo, che, nella sua lunga e importante carriera, si è già cimentato come regista e interprete con diverse commedie del maestro, tra cui Filumena Marturano (per la regia di Liliana Cavani) che gli è valso, nel 2018, il premio di “Miglior Attore Europeo”, conferitogli dall’Accademia Europea Medicea. In Compagnia anche suo figlio Lorenzo Gleijeses e Ernesto Mahieux, coordinati dalla regia di Armando Pugliese.


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