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Tommaso Le Pera

Aggiornamento: 9 mag 2021

L’uomo che inventò il reportage di sala. Un lavoro prezioso che, dal ’65 a oggi, ha permesso di conservare la memoria di 4500 allestimenti



di Paola de Ciuceis

"I negativi, a colori e in bianco e nero, le diapositive e, ultimamente, i Cd-R e i Dvd con le foto in digitale sono rilegati in fascicoli singoli, ai quali è attribuito un numero progressivo e, all’interno, è inserita una scheda dove sono riportati tutti i dati dello spettacolo; dal titolo all’autore, al regista, allo scenografo, al costumista, alle musiche di scena, alla sala e alla data del debutto; quindi, i personaggi, gli interpreti e tutte le altre notizie identificative. Inserendo una qualsiasi di queste voci si può risalire facilmente al fascicolo”.

Benvenuti nello straordinario mondo del teatro italiano, fotografato dall’occhio attento e sensibile di Tommaso Le Pera, l’uomo che ha letteralmente inventato la “fotografia teatrale dinamica”.

Già. Perché, prima di lui, gli spettacoli si documentavano costruendo le “pose” ad arte, con scatti accuratamente pensati e organizzati per fermare l’azione scenica.

Con lui, invece, la rivoluzione: il reportage realizzato in sala, durante la rappresentazione, con le sole luci di scena, cogliendo l’attimo dell’espressione, magari aspettando, ma neanche sempre, per non perdere la spontaneità, il momento della risata o dell’applauso, a coprire il rumore dello scatto.

Una storia straordinaria, prossima al mezzo secolo, scandita da ore e ore di appostamenti in sala, milioni di scatti e metri di pellicola che, almeno sino all’avvento del digitale, tutti insieme documentano la storia del teatro italiano.

“Sono 4500 gli spettacoli fotografati e archiviati dal 1965 a oggi – racconta Le Pera – e non è finita qui, perché il lavoro prosegue e l’archivio è in continuo aggiornamento. Le immagini più antiche, ovviamente, sono tutte in analogico, con le mie macchine preferite, Leica o Nikon, che ho consumato nel vero senso della parola; con l’avvento della tecnologia digitale, una decina d’anni fa, mi sono allineato alla novità; il passaggio è stato traumatico, ma oggi non se ne può più fare a meno. Si pensi, per esempio, alla possibilità di spedire, praticamente in tempo reale, le fotografie alle redazioni dei giornali”.

È una storia lunga e coinvolgente quella di Tommaso Le Pera che, originario dell’entroterra calabrese, a vent’anni lavorava già come fotografo nella bottega di famiglia ma già molto prima, ancora adolescente, si era appassionato al teatro pur non avendo mai visto uno spettacolo dal vivo, ma semplicemente leggendo testi e pubblicazioni di genere che ordinava per posta e divorava sognando di vederne, poi, un giorno, la messa in scena.

Questo fino al 1965, quando Le Pera approda a Roma, avvia un laboratorio fotografico con un amico e si lancia, finalmente, alla ricerca di emozioni: la sera gira per i teatri, scatta all’impronta, in velocità, anche di nascosto e, qualche volta, è costretto a uscire dalla sala perché entrato di stramacchio. Tommaso fotografa tutto e tutti, anche un po’ di cinema e di televisione, ma la sua vocazione è il teatro, classico e d’avanguardia.

La svolta è l’incontro con Eduardo De Filippo, al quale manda delle immagini che gli aveva scattato e che resta folgorato dal modo innovativo di documentare il teatro. Da quel momento in poi, Le Pera non si è più fermato. Ha passato in rassegna tutti. Inutile citarli, sarebbe impossibile perché sono davvero tanti. Tutti tranne uno: “Sì, Giorgio Strehler, perché al Piccolo di Milano avevano un fotografo interno, con diritti di esclusiva, che documentava l’intera vita del teatro, rendendolo di fatto inaccessibile a chiunque. Un vero peccato, lì davano spettacoli davvero bellissimi!”.

Unico nel suo genere, l’archivio, custodito a Roma, è a disposizione degli studiosi per consultazione, ma compatibilmente con gli impegni professionali di Tommaso Le Pera. Intanto, però, è fonte inesauribile per mostre e pubblicazioni tematiche, splendidi volumi in collane editoriali monografiche dedicate ad attori e autori, che via via stanno vedendo la luce.

Sono volumi di nicchia, come quello, recentissimo, su Tato Russo, e un altro che, tra breve, sarà dedicato a Gassmann. Entrambi si aggiungono a quelli su Mariangela Melato, Gabriele Lavia, Antonio Calenda, Gigi Proietti, e Pirandello, Shakespeare, Goldoni.


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