Tra sagome di emarginati, femminelli, prepotenti ed eroi.
In scena con Marisa Laurito, diretta da Nicoletti, "Persone naturali e strafottenti"
Di Giuseppe Giorgio
Riaffermando il topos letterario della discesa agli inferi che nei millenni ha visto a turno, Orfeo, Ulisse, Enea e Dante, varcare la soglia ultraterrena, anche i protagonisti della commedia Persone naturali e strafottenti di Giuseppe Patroni Griffi sembrano oltrepassare la soglia della vita per calarsi lungo quella stessa terribile voragine, già descritta dall’Alighieri, che fa discendere fino al centro della terra, proprio dove era caduto Lucifero.
Tant’è che, pensando all’infernale scalinata dantesca, i personaggi dell’opera scritta dal grande “Peppino” nel 1972, si avviano decisi verso la dolorosa ricerca di quello spiraglio di luce capace di condurre verso il chiarore di una società priva di piaghe ed emarginazioni. Ed è con queste premesse che a quarantotto anni dalla prima uscita, il regista e interprete Giancarlo Nicoletti con gli altri attori della sua compagnia, Livio Beshir, Giovanni Anzaldo e Marisa Laurito, fissa l’accento su quella sofferenza che per i partenopei si trasforma in un fatto genetico.
Con lo stesso Nicoletti nel ruolo del travestito “mariacallàs”, Anzaldo nei panni di Fred, Beshir alle prese con Byron (un ragazzo di colore che usa la violenza per redimere i torti subiti da una vita effimera) ed ancora, con la Laurito nelle vesti di donna Violante (l’affittuaria di un “basso” venduto ad ore), il lavoro che tornerà in scena al Sannazaro di Napoli dal prossimo 11 novembre, esalta tutto quel lirismo acido e graffiante firmato Patroni Griffi. Nel raccontare la veglia terrena dei quattro artefici della storia, protagonisti di un passato intriso di disperazioni, di grida soffocate, di sofferenze ancora vive che adombrano il presente e il futuro, il lavoro porta tra il pubblico le brutture di una Napoli immobile dinanzi alle sue rovine, evidenziando tutte quelle crudeltà di una diversità che si trasforma in dramma.
Con i suoi protagonisti che scelgono di affrontare con coraggio una natura che non è amica, Persone naturali e strafottenti conferma l’eterna tragedia di fragili ma al tempo stesso feroci esistenze, portate ai margini da una società malata. Prodotto da Altra Scena, il lavoro già a suo tempo anticipatore dei temi del pulp e dello splatter, proietta in palcoscenico le sagome di individui emarginati dall’anima ferita. Dopo il primo “scandaloso” debutto del 1974 al Teatro delle Arti di Roma, con Pupella Maggio, Mariano Rigillo, Gabriele Lavia e Arnold Wilkerson, quando in Italia l’omosessualità era ancora un tabù, la riedizione di Nicoletti pone nuovamente al cospetto del pubblico un testo ardito, dal linguaggio vivo e colorato, ancora attualissimo e con tutte le carte in regola per salire in cattedra con l’autorità di un classico contemporaneo.
A Napoli – questo in breve il canovaccio della commedia – in una notte di Capodanno e in una stanza presso una affittacamere, si preparano i festeggiamenti. C’è Violante, la padrona del posto con un passato da cameriera in un bordello, e c’è Mariacallàs, il suo affittuario, un travestito che cita Freud e che deve il suo nome ad una storia con un armatore. Ci sono poi due amanti, il nero Byron e il bianco Fred, l’uno scrittore arrabbiato e rivoluzionario che vuole cambiare il mondo, l’altro studente omosessuale che rivendica la propria libertà. “Un testo – come racconta Marisa Laurito – che alla sua prima uscita di circa mezzo secolo fa suscitò scalpore per il tema imperniato sull’omosessualità. La commedia evidenzia anche un atto sessuale che, sia pure non si vede, lascia intuire la violenza di un uomo di colore su di un amico bianco. A suo tempo si trattò di un testo premonitore, con il ruolo che ricopro io oggi, affidato ad una grande attrice come Pupella Maggio. Il personaggio di donna Violante incarna una donna disperata finita in un bordello a 16 anni senza mai conoscere l’amore. Un lavoro che vira spesso verso la tragedia ma che contiene anche tanta ironia”.
“Quando il regista, Giancarlo Nicoletti, mi ha proposto questa parte – aggiunge Laurito – ho subito accettato anche perché il testo lo conoscevo a memoria. Quando andò in scena non ebbi modo di vederlo, perché, sia pure ancora giovanissima, lavoravo con Eduardo e stavo in giro con la sua compagnia per 7-8 mesi all’anno. Persone naturali e strafottenti ancora oggi, nonostante i tempi siano cambiati, continua a causare scompiglio tra il pubblico. Ciò, sia per la tematica e la durezza di certe scene, sia per il linguaggio a tratti volgare che spesso scandalizza quelle stesse persone che viceversa non si scandalizzano dinanzi a contesti ben più gravi. Pensando ai ricordi legati alla mia partecipazione a questo lavoro, rammento le parole di Renzo Arbore il quale, dopo aver visto lo spettacolo insieme a Piera Degli Esposti e Gigi Proietti, venne a trovarmi in camerino dicendomi: “Tu devi fare solo questi personaggi”. Un commento che per me ebbe il valore di una laurea”.
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