Eletta all’università”l’uomo più brutto del Campus”, l’artista texana che scrisse una pagina indimenticabile nella storia del rock
di Monica Lucignano
Lo spettacolo imperniato sulla controversa figura di Janis Joplin nasce nel 2020, debutta ad ottobre e poi si ferma a causa della repentina chiusura dei teatri (e non solo) imposta dallo stato d’emergenza conseguente alla diffusione del Covid 19. E ora torna in scena dal 3 al 6 novembre al Cilea di Napoli.
Prodotto dal Teatro del Buratto, lo spunto parte da una intuizione di Luca Cecchelli, subito colta da Davide Del Grosso che calca il palcoscenico in compagnia di Marta Mungo. L’attrice e cantante si muove su due piani distinti che si intersecano nel corso della mise en scène: se da un lato si evoca la figura della little girl blue del rock, dall’altro la Mungo la incarna e le dà voce, anche attraverso la riproposizione di alcuni dei suoi brani più iconici. Marta rompe la quarta parete creando un ponte con la platea e si rivolge direttamente al pubblico, riflettendo insieme agli spettatori sul suo interpretare Janis, e al contempo aderisce pienamente al personaggio in un gioco di ombre e silhouette.
L’intuizione più grande alla base di questo spettacolo è che, attraverso la figura così attuale e moderna di Janis Joplin, il regista riesce a parlare ai ragazzi di altri aspetti della vita della rockstar: la sua vitalità, le sue numerose fragilità personali che affondano le radici nell’aver vissuto un’adolescenza terrificante, sempre sotto le minacce e gli sberleffi crudeli dei suoi compagni di scuola. Basti pensare che all’università Janis venne eletta “l’uomo più brutto del campus”. Lontana dai canoni estetici della ragazza texana degli anni ’50, duramente emarginata con azioni anche efferate, Janis riesce a preservare dentro di sé la potenza creativa e la voglia di ricerca, di sperimentazione che è tipica degli adolescenti. Spingersi oltre i limiti, correre dei rischi, fare un salto nel vuoto. È un messaggio importante da dare ai ragazzi, soprattutto a quelli che non la conoscono e non l’hanno mai ascoltata.
La Joplin morì a 27 anni per overdose, ma artisticamente ha scritto una pagina indimenticabile della storia del rock; infatti a 52 anni dalla sua scomparsa il regista Davide Del Grosso porta in scena un’operazione culturale in cui spoglia la Joplin per lasciare sul palco Janis. E la propone al pubblico senza edulcorarne il suo lato oscuro, affinché si possa scindere il genio dalla sregolatezza, e apprezzarne il talento, la genialità e la complessità senza incorrere in alcun giudizio morale. Inoltre, per evitare di dare un messaggio scorretto, soprattutto agli spettatori più giovani, Del Grosso si è avvalso del contribuito di uno psicoterapeuta nella stesura del testo che si è trasformato in uno spettacolo teatrale dove la musica non può mancare: in sottofondo gli spettatori non ascolteranno solo brani come Kozmic Blues o Mercedes Benz, ma anche pezzi di Odetta (la cantante e chitarrista statunitense folk che fu una bandiera della lotta per i diritti civili degli afro-americani) e di molti altri interpreti di quel periodo. Gli amanti del genere godranno, non solo i fans di Janis.
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