Moses e Lewis, l’incontro inevitabile
Di Guglielmo (Liam) Ferretti
Ci sono incontri inevitabili, scritti chissà da chi e da quanto tempo prima. Prendi Pendleton e Carroll, tanto per dire. La loro storia stava lì, sulle tavole marce di un palcoscenico, ad aspettare solo che venisse consumata. Anzi, per dirla tutta, era la tana del Bianconiglio che non si sarebbe mai richiusa fino a quando Moses Pendleton, lo sciatore che sarebbe diventato il coreografo più visionario di tutti i tempi, non ci sarebbe finito dritto dritto dentro. Perché Wonderland gli apparteneva. Perché la magia di Charles LutwidgeDodgson, in arte Lewis Carroll, aveva bisogno di uno così, per ritrovare l’ultimo senso.
L’incontro due anni fa all’Olimpico di Roma. Era il 20 febbraio del 2019. Due giganti della fantasia incrociano l’irreale che li accompagna dalla nascita, nell’unico luogo dove ciò che è meravigliosamente una bugia diventa possibile: il Teatro. Nasce Alice – Down the RabbitHole. Lo spettacolo definitivo. Moses infila la sua compagnia nella tana dove un secolo e mezzo fa cadde Alice Pleasance Liddell, una ragazzina cui l’agitato Charles aveva raccontato una strana storia, mentre era su una barca. In un giorno fresco, nuvoloso, piovoso. E da allora ogni parola è diventata poesia, ogni gesto magia.
“Non ho intenzione di raccontare l’intera storia di Alice ma di usarla come punto di partenza per l’invenzione. Sono curioso di vedere cosa emergerà, una curiosità crescente quanto più imparo su Lewis Carroll”. Ha ragione Pendleton a dirla, questa cosa qui. In fondo l’approdo sull’isola dello scrittore di Daresbury segue lo stesso identico percorso fatto dal suo personaggio più famoso dopo la caduta nella tana. Ci finisci dentro e quello che accade dopo è una cosa che ha a che fare solo con i sogni. Con i Momix. Appunto. È quello che non ti aspetti. Sono gli occhi grandi dei bambini/spettatori che vengono risucchiati inesorabilmente in una New Age onirica e potente, grandiosa e raffinata insieme. Illusioni, direbbe qualcuno. Ma qui c’è di mezzo Carroll, e per una volta ogni visione di Moses avrà un volto, una forma, una possibilità reale. Il sogno che diventa tangibile. Questo accadrà a fine ottobre al Bellini, a Napoli. I ballerini di Pendleton diventano una ragazzina curiosa. Quella ragazzina dai mille corpi incontrerà le sue illusioni. Una ad una. Bianconiglio, Cappellaio Matto, Stregatto, Regina di Cuori, Bruco. Come fosse un viaggio in ogni luogo che non ha bisogno di una spiegazione.
Insomma, dovevano incontrarsi, Moses e Lewis. Alice era la scelta naturale per i Momix.
“Voglio raggiungere sentieri ancora inesplorati, scoprire fin dove arriva la nostra fantasia”. Ha più volte detto il coreografo, parlando di questo suo ultimo spettacolo. “Allora non importa che strada prendi”. Probabilmente avrebbe risposto Carroll.
“Quello che conta è che questo sarà uno spettacolo da vedere a occhi chiusi”. Perché “quei due” sanno bene che sarebbe sufficiente aprire gli occhi “per tornare alla sbiadita realtà senza fantasia degli adulti”.
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