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Al Bracco di Napoli “Alluccamm”

Un salto nel 1943 per raccontare di bombe, di guerre e di diversità. Luca Pizzurro dirige Andrea Fiorillo e Mauro Collina


Di Virginia Maresca


Al Teatro Bracco di Napoli (sabato 12 e domenica 13 marzo) andrà in scena lo spettacolo Alluccamm, scritto e diretto dal regista Luca Pizzurro, con le musiche originali di Enzo Gragnaniello, le coreografie di Luana Iaquaniello e l’aiuto regia di Sandro Gallo. Interpretato da Andrea Fiorillo e Mauro Collina, che in scena vestiranno i panni di Dolores e Jolanda due “femminielli” che vivono nel cuore dei quartieri spagnoli dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943.

Pizzurro, Alluccamm, è uno spettacolo che pur ambientato negli anni ’40 risulta essere molto attuale, soprattutto se riproposto in un periodo storico come quello che stiamo vivendo…

“La necessità che mi ha spinto a scrivere questo testo è stata quella di occuparmi della diversità, dell’altro, della libertà. Questa necessità, che ha trovato la sua strada espressiva addentrandosi nei vicoli di Napoli nel ’43, in realtà muove i suoi passi dalla modernità e dal tempo attuale. Ancora troppe sono ai giorni nostri le persone che soffrono per esprimere la propria natura, il proprio essere se stessi. Gli ultimi accadimenti mondiali fanno diventare Alluccamm un testo ancora più attuale. Si parla di guerra, si parla di bombe, di rifugi, di sirene, di morti e di follia. Ciò che tutti noi oggi tristemente possiamo tornare a sentire e a vedere attraverso gli organi di informazione”.

Come mai ha scelto quest’ambientazione fino ad approdare alle 4 Giornate di Napoli?

“Ho voluto raccontare un grande evento storico attraverso gli occhi di due personaggi piccoli, piccoli perché vivono ai margini della società, piccoli perché non possono decidere, piccoli perché non possono scegliere. Napoli ha fatto il resto. La sua umanità, la sua cultura dell’integrazione, la sua capacità di reagire sempre e comunque, mi hanno fatto scegliere le Quattro Giornate come contesto storico all’interno del quale i due personaggi avrebbero potuto esprimersi al meglio, e si sarebbero potuti sentire utili almeno una volta nella vita. La rivolta del popolo contro i tedeschi, non sarebbe stata la stessa senza i tanti personaggi piccoli che hanno saputo scrivere una pagina grande della nostra Storia”.

Lo spettacolo è scritto nella sua totalità in lingua napoletana. Quanto è stato difficile per lei scrivere un testo in napoletano e soprattutto cercare alcune terminologie usate negli anni ’40?

“La scrittura è per me sempre una sfida. Trovo che solo complicandosi un po’ la vita si riescano ad attivare quelle risorse, che a volte neanche conosciamo, che ci consentono di fare il balzo in avanti. In Alluccamm la lingua ha rappresentato questo per me. Ho studiato, ho letto, ho chiesto aiuto, e ho scritto, in un napoletano sporco, il napoletano che potrebbe scrivere un romano come me. Ci sono state varie stesure del testo, fino all’ultima che, grazie al giornalista Renato Ribaud, ha trovato la quadra di accenti, apostrofi e di antichi modi di dire”.

In scena Andrea Fiorillo e Mauro Collina. Come mai la scelta è caduta su questi due attori e in che modo la loro attorialità si sposa al suo racconto?


“Cercavo delle anime più che dei corpi, cercavo attori capaci di vivere sulla loro pelle le mille contraddizioni emotive che i personaggi vivono, cercavo attori che fossero in grado di spendersi in questo progetto amandolo e curandolo, perché credo fermamente che, quando un autore genera un personaggio, fa solo il 50% del lavoro. La restante parte è rappresentato da una lunga gestazione, in cui attori, regista, musicista, scenografo, costumista, danno vita al personaggio, in tutte le sue sfaccettature. Andrea Fiorillo, attore con il quale ho avuto già occasione di lavorare in altre produzioni, ha incarnato perfettamente quello che Dolores doveva essere per me, dandogli grazia e forza, ironia e drammaticità. Mauro Collina ha incarnato Jolanda entrandoci in punta di piedi, cercando, con un lungo lavoro, di conquistare il personaggio che oggi porta in scena con grande ironia ed emozione”.

Come potrebbe definire i personaggi Dolores e Jolanda, due personalità così diverse tra loro, ma che allo stesso tempo si attraggono e si respingono?

“Dolores è una leonessa ferita, trasforma il suo basso in una tana, leccandosi le ferite che la vita le ha tatuato sul corpo e cercando di non pensare a quello che accade fuori dalla sua porta di casa. Prova a costruire una normalità che puntualmente viene interrotta dagli scoppi delle bombe, dalle sirene o da un ricordo di infanzia, che a volte fa più male della violenza della guerra. Jolanda è una gazzella, corpo nervoso, allegra, si muove da una parte all’altra, vuole vivere, vuole progettare, esce, incontra gente, porta notizie e sogna, di diventare commessa, di diventare mamma. Ma sono solo sogni”.

Le musiche originali sono di Enzo Gragnaniello. Ci racconti com’è nata questa collaborazione?

Quello con Enzo è stato un incontro semplice, davanti a un bar, in Piazza dei Martiri. Ci siamo incontrati, gli ho raccontato la storia, mi ha ascoltato, non mi ha fatto domande, e ci siamo dati appuntamento telefonico per la settimana successiva. È stato meraviglioso risentirlo e di scoprire che aveva già in mente le musiche, musiche eccezionali, che innalzano lo spettacolo ad un livello emotivo davvero straordinario. L’incontro con Enzo è stato un incontro “semplice”, come semplici sono sempre gli incontri con i grandi artisti”.


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