di Carlo De Cesare
Mai come in questo caso il titolo del volume, È il Teatro, bellezza! (Kairòs Edizioni – pp. 250, € 18,00), rispecchia in pieno il senso del lavoro dei suoi autori, la docente di Letteratura teatrale italiana Giuseppina Scognamiglio e il giornalista Massimiliano Mottola. Sebbene infatti il volume esplori la genesi di alcune opere teatrali e le affinità con altre, anche attraverso le puntuali impronte di ciascun autore, è plausibile che in generale possa sempre sussistere fra i testi una più o meno marcata conformità, senza che per questo ne venga compromessa l’indiscussa genialità creativa di ciascuno. Ed è così che il lettore potrà scoprire la “consanguineità letteraria” tra il Dialogo sopra la nobiltà di Giuseppe Parini e ’A livella di Antonio De Curtis, in arte Totò; tra La lupa di Giovanni Verga e la canzone Bocca di rosa di Fabrizio De André; e ancora tra “Il figlio... e La figlia di Iorio”, districandosi tra plagio e parodia della tragedia di Gabriele D’Annunzio messa in scena da Eduardo Scarpetta. Ma sarà poi lo stesso Eduardo De Filippo, cultore manifesto di Pirandello, a far comprendere al lettore quanto sia davvero impervio il terreno egregiamente percorso dagli autori.
Del resto ’A livella nata 200 anni dopo il Dialogo sopra la nobiltà appare più un tributo al Parini che un plagio. Una sorta di riscatto del “Dialogo” che, così come sostiene l’autrice, con Totò diviene più fruibile. Nell’ultimo capitolo, attraverso Maria Scarpetta, figlia di Eduardo, il lettore avrà modo di comprendere il dramma vissuto dal grande attore al Teatro Mercadante nel dicembre del 1904 con la messa in scena di Il figlio di Iorio, che nonostante il tacito assenso alla parodia, ottenuto tempo prima dall’artista direttamente da D’Annunzio, fu contestato non soltanto dai sostenitori del poeta pescarese, ma dallo stesso D’Annunzio che lo denunciò per plagio. Ma forse il vero riscatto morale di Scarpetta, anche per il repentino declino dopo quella terribile serata, è stata proprio la penna della figlia Maria che, abbandonate le tavole del palcoscenico e all’ombra dei testi del marito, anche lui autore teatrale, diede non solo una spinta all’estro dei Fratelli De Filippo, ma anche a tanti altri, sempre con l’obiettivo di divertire il pubblico.
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