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“A lavoro con Eduardo”. Guida Editori

Edito con il contributo della Fondazione Eduardo De Filippo e curato dal giornalista Giulio Baffi, questo libro parla della polvere e delle fatiche del palcoscenico e contiene quarantacinque testimonianze di attori, studiosi, registi e scenografi



“A lavoro con Eduardo”. Guida Editori

Di Simone Sormani


“Vuoi restare qui? Ma ricordati che questa polvere ti entra dentro e tu non te ne andrai più”. Comincia con le parole che le rivolse Eduardo il racconto di Maria Procino – all’epoca giovane factotum della sua Compagnia e amica della famiglia De Filippo e oggi tra le più importanti storiche dell’opera eduardiana – inserito nel libro A lavoro con Eduardo (Guida Editori, pp.280, € 22,00), edito con il contributo della Fondazione Eduardo De Filippo e curato da Giulio Baffi. E della polvere e delle fatiche del palcoscenico parla questo libro, che contiene quarantacinque testimonianze di attori, studiosi, registi e scenografi – tra cui Annamaria Ackermann, Tommaso Bianco, Gennaro Cannavacciuolo, Antonio Casagrande, Marina Confalone, Isa Danieli, Luca De Filippo, Bruno Garofalo, Gianfelice Imparato, Marisa Laurito, Angela Luce, Nello Mascia, Marzio Onorato, Angela Pagano, Nando Paone, Paola Quarenghi, Vincenzo Salemme, Lina Sastri, Gigi Savoia – che, a vario titolo, hanno incontrato Eduardo, restandone indelebilmente segnati.

Ciascuna di queste testimonianze, scrive Tommaso De Filippo (Presidente della Fondazione) nella prefazione, “è una finestra o un posticino appartato dietro le quinte del palcoscenico da dove ci è permesso vivere in prima persona che cosa volesse dire lavorare al suo fianco. Leggendo i numerosi racconti ci viene presentato un Eduardo inedito, in grado da un lato di mantenere e trasmettere la disciplina necessaria per sopravvivere al teatro e dall’altro di modellare il suo ruolo di capocomico su di un preciso equilibrio fatto di rispetto e di comprensione. Questa raccolta coglie e racconta il metodo di lavoro di Eduardo: un uomo inaspettatamente umile capace di spogliarsi di qualsiasi rivalità e di riconoscere i suoi attori come colleghi e non più solo come allievi”.

Un metodo di lavoro su cui si è indagato e scritto ancora troppo poco, frutto di una pratica – funzionale però non solo alla messinscena delle sue opere, ma anche alla formazione dell’attore stesso – più che di un’elaborazione teorica, e pertanto rintracciabile in articoli, interviste, pensieri. E soprattutto nei ricordi di chi tale metodo ha sperimentato nel proprio percorso attoriale insieme a lui.

Aggiunge Giulio Baffi: “Ci si chiede ogni tanto dove siano stati codificati gli insegnamenti di Eduardo, riconosciuto grande Maestro del teatro del Novecento. La risposta è nelle parole delle sue conversazioni con i tanti giovani che ha incontrato nella sua lunga vita ed a cui ha dato consigli e impartito lezioni. A chi ha lavorato con lui, al suo fianco, sopra, sotto, dietro le tavole del palcoscenico, il privilegio di essere ancora una volta protagonisti di un racconto straordinario durato decine di anni. Tutta la vita cioè che Eduardo ha dedicato al teatro, formando e segnando con il suo esempio e le sue indicazioni generazioni di “gente di teatro”, qualunque fosse il loro compito all’interno del complesso meccanismo della messa in scena delle sue commedie”.

Esiste dunque una “scuola eduardiana” – è l’assunto fondamentale di questo libro – e tale espressione deve essere usata non solo per indicare semplicemente quella generazione di artisti che ha recitato nella sua Compagnia, quanto piuttosto una visione del teatro fatta di idee, regole, princìpi, tecniche dell’interpretazione attoriale che emergono dal collage di memorie messo insieme da Baffi. Memorie che convergono tutte su alcuni punti fondamentali: il rigore assoluto nel lavoro e nel rapporto con gli attori – temperato però da una profonda umanità che sfata il mito dell’uomo “gelido” e distante –, l’adesione naturalistica ai personaggi e alla loro psicologia, anche per permettere all’interprete di reagire a qualsiasi incidente dell’azione scenica e a possibili “blackout” nel rapporto verità/finzione, l’eliminazione di ogni enfasi gestuale e vocale nella recitazione.

“La scoperta dei silenzi. Il parlare senza le parole. Il parlare senza parlare. Perché, nel suo mondo oppresso dall’impossibile comunicazione, anche non dire è fare. Eduardo, grazie al suo “Metodo”, ha elevato l’attore napoletano al livello degli attori delle grandi scuole drammaturgico-metodologiche europee. Grazie a Eduardo, l’attore napoletano compete ad armi pari con l’attore russo di ispirazione stanislawskiano-cecoviana. O con l’attore tedesco che si riferisce alle grandi intuizioni brechtiane. O con l’attore francese che adatta Molière secondo le riflessioni di Jouvet e di Copeau. In virtù di questo “Metodo”, Eduardo ha indicato una strada (o una delle strade) percorribili per l’interpretazione non solo del repertorio napoletano, ma – probabilmente – di tutti i grandi classici del teatro universale” – racconta nel libro Nello Mascia. Un altro a cui la polvere del palcoscenico è rimasta addosso, così come a tutti quelli che, con i loro ricordi, hanno voluto contribuire con gratitudine a questa preziosa raccolta di insegnamenti, aneddoti ed emozioni di quella grande stagione. Perché la tradizione, diceva il Maestro, non è altro che la vita che continua.


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