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“Ha da passà ʼa nuttata” nel libro di Ticozzi

Metafora dell’attesa di un riscatto politico e sociale, la frase pronunciata da Jovine nel finale di Napoli milionaria! di Eduardo



“Ha da passà ʼa nuttata” nel libro di Ticozzi

Di Simone Sormani


“Ha da passà ʼa nuttata”. La frase pronunciata da Gennaro Jovine nel finale di Napoli milionaria! di Eduardo De Filippo è diventata metafora dell’attesa di un riscatto politico e sociale, della passione civile dell’autore, dell’idea, ritenuta ancora possibile nell’immediato Dopoguerra, che la fine della guerra stessa e il ritorno alla democrazia avrebbero favorito un processo di rinascita morale e culturale del Paese. Quella stessa passione civile che ha alimentato l’opera di Francesco Rosi, regista e autore di capolavori del cinema impegnato come Le mani sulla città, Il caso Mattei, Cadaveri eccellenti.

Due geni purissimi che si conobbero, si frequentarono e dialogarono a lungo, senza mai incontrarsi però in un progetto artistico comune. Almeno fino a quando Luca De Filippo non chiese a Rosi nel 2003 – molti anni dopo la morte di suo padre – di dirigere a teatro proprio Napoli milionaria!, cui seguirono Filumena Marturano e Le voci di dentro. A fare da trait d’union tra i due fu Carolina, figlia del regista e compagna d’arte e di vita di Luca che, nella prefazione al libro di Alessandro Ticozzi Andiamo avanti: ha da passà ’a nuttata. Dialogo familiare sulla trilogia eduardiana interpretata da Luca De Filippo con la regia di Francesco Rosi (Sensoinverso Edizioni, pp. 76, € 8,00), così racconta: “Durante la celebrazione del centenario di Eduardo De Filippo, proposi a Luca la possibilità che mio padre potesse fare la regia teatrale di Napoli milionaria! e Luca – che era arrivato anche per età a poter interpretare determinati personaggi – ne fu entusiasta. Franco accettò con grande piacere ed interesse”.

Non solo per motivi affettivi, ovviamente, ma soprattutto perché trovava in questi lavori una naturale continuità con quei temi che, da sempre, aveva affrontato nel suo cinema, e in particolare con la riflessione su quell’Italia post-bellica in cui – come evidenziava Luca De Filippo in una testimonianza riportata nel volumetto di Ticozzi – il cinismo e gli interessi personali prevalevano su “quei grandi ideali quali la fraternità, la solidarietà, la pietà, che avrebbero dovuto segnare il rinnovamento sociale e individuale”.

A questa trilogia Rosi seppe dare un taglio cinematografico, pur nel rispetto dello spazio unico del teatro dove, diceva, “la fantasia è evocatoria con la sola forza delle parole”. Con la sua regia cercò di far vedere e cogliere al pubblico tutto ciò che in un’opera teatrale avviene al di fuori della scena, e che pertanto non è direttamente visibile – ad esempio in Napoli milionaria! mostrò, portandola sul palco, la vita dei vicoli, la musica e i balli delle ragazzine coi marinai americani – ma rimanendo ancorato saldamente e filologicamente al testo. Perché – raccontava il regista a Giulio Baffi su Repubblica – “Luca mi ha consentito di fare quel che amo fare come regista, essere cioè fedele al testo, e con Eduardo è possibile perché ha una scrittura precisa e ricca di indicazioni ed è un autore ideale per un attore che sa ascoltarlo, lo stimola e gli suggerisce soluzioni originali”.

Di Napoli milionaria! avrebbe voluto fare una bellissima operazione tra cinema e teatro che, sciaguratamente, la Rai non accolse. Restano le registrazioni di questa trilogia pregevole e di successo, che vide la partecipazione accanto a Luca e Carolina Rosi di Lina Sastri, Mariangela D’Abbraccio, Gigi Savoia, Tullio Del Matto, Antonella Morea, Daniele Russo, e che la stessa Carolina ha voluto, nel 2016, pubblicare in un cofanetto di tre dvd di cui il libro di Ticozzi – dove sono raccolte soprattutto interviste giornalistiche al trio De Filippo-Rosi sul loro lavoro insieme – rappresenta, in qualche modo, la naturale guida. O, appunto, un dialogo familiare su un teatro ancora vivo e attuale che – come diceva ancora Francesco Rosi – fa riflettere sui “valori fondanti della vita: l’amore, la famiglia, l’onestà, la solidarietà, il rispetto della legge, valori eterni che le guerre travolgono, ma non solo le guerre, quando corruzione, degrado morale, criminalità, smodata avidità di danaro e di potere, prevalgono sul diritto nel mondo a vivere secondo giustizia, e senza discriminazioni”. ʼA nuttata deve ancora passare.


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