Gabriele e Daniele Russo affrontano Le cinque rose di Jennifer
di Stefano Prestisimone
In sottofondo riecheggia alla radio Se perdo te di Patty Pravo, che Jennifer, un romantico travestito abitante di un quartiere popolare napoletano, dedica in loop al suo ingegnere di Genova da cui aspetta da tre mesi una telefonata. L’eccentrico personaggio vive volontariamente segregato tra quelle mura, in perenne attesa dello squillo di Franco e quasi indifferente agli annunci radio fonici che lo mettono in guardia da un killer di travestiti che circola nella sua zona. Jennifer, con le sue cinque rose, è forse la figura più evocativa scaturita dalla penna poetica e struggente di Annibale Ruccello che nel 1980, a 24 anni, scrisse e portò in scena, tra comicità e tragedia, questa drammaturgia, caposaldo del teatro italiano ripreso poi da molti attori e registi. Gabriele Russo affronta per la prima volta Ruccello scegliendo il suo testo più simbolico, Le cinque rose di Jennifer, e affidando al fratello Daniele il ruolo del protagonista. Al Bellini di Napoli, che produce anche lo spettacolo, dal 25 ottobre al 10 novembre 2019.
Gabriele, perché quest’opera?
“Da tre anni ci ronza in testa !’idea di portare sul nostro palcoscenico questo capolavoro, ma le cose dovevano evidentemente maturare dentro di noi prima di far partire l’operazione. lo e Daniele dopo Arancia meccanica e Il giocatore avevamo voglia di rifare qualcosa assieme. E abbiamo pensato fosse arrivato il momento di misurarci con un classico napoletano, perché di classico si tratta. Con tutti i rischi che tale sfida prevede, dato che bisogna calibrare il rispetto per un autore così grande e la necessità di sentirsi liberi nella messa in scena”.
Qual è la forza del testo?
“Da spettatori ci ha sempre colpito la potenza dei persona i e di quello che esprimono. Come per tutte le sue opere. I suoi scritti sono pochi, purtroppo, ma tutti strepitosi. Certo, in questo caso, c’è una sofferenza di fondo, uno struggimento che si mescola a momenti divertenti. Ho pensato che Daniele potesse essere perfetto nel ruolo di Jennifer, vedo le parole del protagonista passare attraverso il corpo e il vissuto di mio fratello”.
L’omaggio a Ruccello non si ferma qui...
“Abbiamo anche Ferdinando e Notturno di donna con ospiti al Piccolo Bellini”.
Daniele, cosa vuoi dire interpretare Jennifer?
“È un personaggio iconico, lo definirei un classico pur avendo solo 40 anni, è una sfida d’attore importante, visto soprattutto chi mi ha preceduto nell’interpretazione. Mi fa molta più paura dei ruoli interpretati in Arancia meccanica, in Qualcuno volò sul nido del cuculo o Fronte del porto, dove in un certo senso sfidavo i grandi del cinema americano, ma li sentivo così lontani da ciò che noi facevamo in scena che me ne sono sempre fregato. In questo caso c’è chi ha visto lo stesso Annibale in scena nei panni di Jennifer e quindi è un privilegio, ma anche una responsabilità”.
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