Solitudine finzione annientamento
- proscenioweb
- 5 gen 2022
- Tempo di lettura: 2 min
In una civiltà che iper-comunica, la trappola dei rapporti virtuali in
Il marito invisibile di Erba
di Carlo Farina

Racchiuso in un solo atto di circa 85 minuti, lo spettacolo Il marito invisibile che Edoardo Erba porta in scena il 22 e 23 gennaio al Partenio di Avellino con le protagoniste Maria Amelia Monti e Marina Massironi, è prodotto da Gli Ipocriti di Melina Balsamo. Sulle scene di Luigi Ferrigno e le musiche di Massimiliano Gagliardi, le due protagoniste, Fiamma e Lorella, si raccontano attraverso una video chat.
Lorella, a sorpresa, annuncia di essersi finalmente sposata. La rivelazione diventa da subito preoccupante, quando svela all’amica che il nuovo marito possiede una caratteristica molto particolare: è invisibile.
Partendo da questa idea originale e provocatoria, Erba, che cura anche la regia, mette in scena una commedia esilarante, ma con una profonda e significativa riflessione sulle relazioni nella società contemporanea, puntando l’attenzione su alcune questioni scottanti e attualissime come quello relativo alla scomparsa della nostra vita di relazione.
Erba, come preferisce definire il suo testo?
“Comico, ma che riflette tematiche serie, come il rapporto fra reale e virtuale, ad esempio. E dei legami tra amici, del confronto di solitudini, della crisi del maschio nella nostra epoca e dell’angoscia che tutti abbiamo attraversato nel periodo della pandemia”.
Quali sono gli elementi caratteristici della commedia?
“Si tratta di cinque videochiamate fra due amiche. Fra una chiamata e l’altra passa del tempo e succedono molte cose che non posso svelare. Ci sono di mezzo anche due uomini. Tutti e due, in modo diverso, invisibili. Un elemento caratteristico potrebbe essere anche la tipologia di invisibilità”.
Perché questo tipo di spettacolo e come verrà portato in scena?
“Cercavo una metafora che interpretasse questi ultimi due anni. Credo di averla trovata. La messa in scena è apparentemente semplice, ma dietro c’è un apparato tecnologico notevole e nuovo, almeno per il teatro di prosa. E il lavoro di una eccezionale squadra produttiva”.
Il messaggio che vuole trasmettere?
“Preferisco che a dirlo siano gli spettatori, ammesso che ne trovino uno”.
La vita di relazione oggi è in crisi per l’enorme diffusione dei social?
“Sì e no. I social in questi due anni ci hanno salvati dalla solitudine. Sono uno strumento, sta a noi usarli senza farci fagocitare”.
Il suo testo è molto attuale, ironico e amaro; tuttavia vede una via d’uscita da questa vita costruita spesso da relazioni virtuali?
“Le relazioni virtuali ormai sono parte della nostra vita. Nei rapporti virtuali ci comportiamo esattamente come nei rapporti reali: possiamo essere sinceri o ipocriti, accoglienti o esclusivi, animati da buone intenzioni o da cattiveria. Dipende da noi”.
Il marito invisibile di Lorella è una metafora della solitudine e incomunicabilità che la società di oggi sta vivendo così apertamente?
“Della solitudine, sì. Dell’incomunicabilità, no. Siamo una civiltà che iper-comunica”.
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