top of page

Roberto Herlitzka

Non sono d’accordo con gli esperimenti che vogliono “attualizzare” la lingua dei nostri autori classici



di Roberto Herlitzka

Febbraio 2018

Il teatro rappresenta la vita con parole e gesti di esseri viventi di fronte a un pubblico vivente. Questa è la ragione della sua immortalità e, forse, anche della sua crisi, perché ormai Il pubblico si è abituato a una realtà di immagini più fedeli al vero. Perciò, secondo me, il teatro non deve competere con gli altri mezzi di spettacolo, ma deve conservare la sua essenza di metafora e di finzione. E per farlo è meglio che si dedichi a testi che abbiano un valore poetico assoluto e che siano già per se stessi una interpretazione della realtà attraverso il linguaggio. Proprio come per i pittori i colori, i musicisti le note, il linguaggio è la materia che gli autori drammatici trattano. Questo è provato da come scrivono gli autori classici, passati, presenti e futuri, ciascuno dei quali inventa il suo modo di evocare il mondo con le parole, gli atti, i silenzi che formano il suo linguaggio. Perciò, non sono d’accordo con gli esperimenti che vogliono “attualizzare” la lingua dei nostri non molti – ma grandi – autori classici. Con questo non voglio assolutamente escludere il teatro di qualsiasi nuovo genere, né quello cosiddetto “di consumo”, che vuole semplicemente raccontare o divertire, ma soltanto dire che, come attore, non fa per me. L’attore, dunque, è colui che trasmette al pubblico tutto quello che gli riesce dell’universale che c’è nel testo, usando se stesso come interprete e come strumento. Questa è la mia idea del teatro, estremamente semplificata, perché in palcoscenico può avvenire qualsiasi cosa e qualsiasi impulso può concorrere a far vivere una realtà infinitamente più reale della sua più fedele riproduzione. Sulle condizioni del teatro, a parte la scarsa considerazione in cui lo tiene lo Stato, non posso dire granché, perché qui, quando posso, lo faccio e, purtroppo, ci vado raramente e ancor meno all’estero, dove un’unica volta, circa vent’anni fa ho visto in Russia, tra altri spettacoli sia eccellenti che scadenti, una bellissima rappresentazione delle Anime morte, in cui un meraviglioso attore, Avangard Leontiev, rendeva imperdibile qualunque cosa dicesse o facesse. Da noi, in generale, tranne in qualche caso, s’intende, trovo più interessante il teatro “alternativo”, dove la voglia di fare fa spuntare qualche volta fiori insoliti dal terreno accidentato. Propongo, infine, come più consono al mio caso, piuttosto che “Taccuino d’autore”, il titolo “Taccuino d’attore”.


©RIPRODUZIONE RISERVATA

Comments


bottom of page