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Pier Paolo, un intellettuale vero

Finelli: “Suggestioni da Lettere Luterane e Scritti Corsari



di Gabriella Galbiati

Dal 4 al 6 marzo, a cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, il Nuovo Teatro Sanità riporta in scena una delle sue prime produzioni La grande tribù Pasolini 100 di Claudio Finelli, per la regia di Gennaro Maresca che è anche in scena con Mariano Coletti. Il titolo dello spettacolo fa riferimento ad un’idea precisa come spiega Finelli: “Pier Paolo Pasolini raccontava, con queste parole, l’identità del popolo napoletano ad Antonio Ghirelli, mentre girava il Decameron nei vicoli della città: ‘Napoli è una tribù che ha deciso di non arrendersi alla cosiddetta modernità, e questo suo rifiuto è sacrosanto’.

L’attrazione sentimentale e carnale del poeta friulano per Napoli si coglie appieno in questa frase che è una dichiarazione d’amore. L’amore per un popolo irriducibile che aveva resistito alla corruzione dei tempi e all’omologazione della società dei consumi. Le cose, poi, sono probabilmente andate diversamente e anche Napoli ha perso questa sua imprevedibile natura anticonformista. Ma questa è un’altra storia”. L’ispirazione per la scrittura è nata da vari testi pasoliniani. “Le suggestioni sono state diverse, dalle Lettere Luterane agli Scritti Corsari, ma anche il Teatro e la produzione poetica. La suggestione principale, però, è stata il trattatello pedagogico incompiuto Gennariello. Da uomo di scuola, mi ha colpito la figura di Gennariello, la riflessione profeticamente e drammaticamente critica sull’evoluzione, tutt’altro che confortante, del sistema d’istruzione e della società italiana in genere”. Finelli coltiva una grande ammirazione per Pasolini da molto tempo.

“Ho iniziato ad amare Pasolini, a partire dal suo teatro, quando ero poco più che adolescente, alla fine degli anni 80, durante gli studi liceali, ed essendo Pasolini l’unico intellettuale italiano del suo tempo dichiaratamente omosessuale sentii, in quegli anni, una necessità, direi anche personale, di attraversare il suo immaginario. Poi, col tempo, ho colto pienamente lo “scandalo” del suo pensiero anticonformista, la sua idea di intellettuale eretico e soprattutto la forza, a mio parere ancora viva, della sua visione pedagogica”.


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