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Pasolini profeta unico. Biavati ala del Dio cuoio

L’omaggio di Melchionna all’artista friulano e al suo amato gioco del calcio



di Virginia Maresca

L’ala destra del Dio di cuoio è l’omaggio a Pier Paolo Pasolini e al suo amato gioco del calcio di Luciano Melchionna, con Veronica D’Elia e Sara Esposito, scritto a quattro mani con Sara Bilotti. “Amo le sfide, tuffarmi in acque agitate e cercare un arcipelago da scoprire come esploratore, mettendo insieme informazioni e proiezioni per farne ponti. Lanciarsi in un simile progetto, sfiorare un profeta unico al mondo e raccontare come mi vibra dentro e come rimbalza e decanta fuori da me è stata una scelta irrinunciabile”.

Prodotto da Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro in collaborazione con SportOpera, lo spettacolo è al Nuovo di Napoli dal 17 al 20 febbraio.

Melchionna, una volta ha dichiarato che in scena cerca sempre di raccontare qualcosa di sperimentato sulla pelle o letto negli occhi di chi le sta intorno...

“Questa volta gli occhi che mi hanno ispirato – oltre quelli degli ideatori di Sport Opera, Claudio Di Palma e Geppi Liguoro che mi hanno spronato e provocato a scrivere anche il seguito di Spoglia/toy – sono stati proprio quelli di Pasolini: un vecchio articolo di giornale lo ritraeva accanto a gente perduta, a lestofanti accecati dalla sete di danaro, sporco come i loro sguardi. Ma sono stati gli occhi di quel ‘cristo’ ritratto accanto a conquistare la mia attenzione. Il lavoro di lettura e approfondimento è durato mesi, ho letto tutto il possibile di e su Pasolini. All’inizio ho faticato ad entrare fino in fondo nel suo mondo, poi ho cominciato a vomitare parole e pensieri, ed è nata la poesia che chiude lo spettacolo e che a mio avviso racconta chi è stato, per me, questo uomo incredibile”.

È il racconto visionario e poetico di due anime in gioco, Pier Paolo Pasolini e Amedeo Biavati. Come mai ha accostato queste due figure?

“Pasolini e Biavati, entrambi puri, entrambi disposti a tutto pur di produrre poesia in ogni modo, pagando cara la rinuncia a vendere i propri valori, i propri principi.

Studiando, mi sono imbattuto in una curiosità che mi ha davvero sorpreso: un solo uomo ha ricevuto l’onore di una richiesta d’autografo da parte di Pasolini, e quell’uomo è stato proprio Biavati. Questa notizia mi ha colpito molto e ho cominciato a indagare sul calciatore, ad appassionarmi a questo binomio così diverso eppure così fertile nell’accostamento”.

Uno spettacolo scritto a quattro mani con Sara Bilotti. In che modo le vostre penne si sono incrociate e compensate?

“L’incontro con Sara nella mia vita è stato un gran dono. Ho letto un suo strepitoso noir e, insieme a un altro sceneggiatore, abbiamo deciso di tirarne giù un film che spero si realizzi presto. Il suo mondo di carne, sangue, viscere e poesia ha soffiato nuova linfa nel mio. Credo ci accomuni la passione sfrenata per la parola e uno sguardo sull’umanità frutto di un vissuto, più o meno silenziosamente, violento”.

In scena due donne…

“Entrambe le attrici, mie allieve nel triennio dell’Accademia del Teatro Bellini di Napoli hanno colto un aspetto profondo e importante del mio metodo e del mio ‘fuoco sacro’. Sono apparentemente diverse nell’approccio e assolutamente identiche nell’afflato: le anime perfette, dunque, per raccontare il mio Pasolini e il mio Biavati, senza rimanere in superficie, ma scendendo nel profondo di una normalissima diversità ovvero nel perfetto equilibrio tra maschile e femminile, fondamentale per ogni essere umano degno di questa definizione”.


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