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La voce in una foresta di immagini invisibili


di Antonio Tedesco

La voce. Un universo ricco di sfumature, di toni, di colori, di timbri. Come se in essa ci fossero mille mondi da scoprire ed esplorare.

Come fosse un viaggio nelle profondità di se stessi. E, insieme, una discesa nelle viscere “sonore” dell’intera umanità. È uno studio meticoloso, approfondito, appassionato, quello nel quale Chiara Guidi ci accompagna con questo prezioso libro già dal titolo fortemente evocativo, La voce in una foresta di immagini invisibili, edito da Nottetempo (pp. 80 – euro 20,00) e allo stesso tempo un viaggio fatto di emozioni sottili e profonde, di vibrazioni e soprattutto di ascolto. Non si tratta di un manuale tecnico, ma del racconto di un’esperienza estremamente coinvolgente, e per molti versi anche di un testo poetico che trasforma quella tecnica in una raffinata forma di sensibilità. Una ricerca sulle risonanze interiori che fanno vibrare il senso di un suono prima ancora che il significato della parola. Il libro è composto da brevi testi che contengono intuizioni folgoranti e squarci illuminanti sulle infinite possibilità che ha la voce di incidere su un testo, su una parola, su una semplice sillaba. Una sequenza di brevi capitoli nei quali il racconto sulla ricerca artistica si fonde indissolubilmente con momenti dell’esperienza autobiografica. Rimarcata dalla riproduzione, alternata ai detti brevi capitoli, di pagine scritte a mano (foglietti bianchi o di semplici quaderni rigati) che riportano gli appunti di lavoro della stessa Guidi. Che con un complesso ma affascinante sistema di segni (linee, frecce, barre, curve, parabole, cerchietti, e tanto altro ancora) fissa graficamente le evoluzioni/variazioni/composizioni della sua voce. Scomponendo, frantumando, vivisezionando quasi, il testo, per poi trasformare questa complessa grafia in sonorità, in senso, in linguaggio. Un lavoro sulla voce e sull’arte del “dire” che per molti versi trova affinità con quello operato in campo musicale da un artista come John Cage. E che avevamo già avuto modo di apprezzare alcuni anni fa assistendo ad una conferenza‑spettacolo della Guidi intitolata Relazione sulla verità retrograda della voce.

Chiara Guidi, che è tra i fondatori della storica e gloriosa Compagnia Societas Raffaello Sanzio, riporta alla fine del libro una lunga lettera‑esortazione dedicata all’attore. Un’accorata raccomandazione a “sentire” più che usare la voce, a farle dire “ciò che il poeta non ha scritto”. Una vera lettera scritta a mano, con grafia chiara e precisa, quasi fosse un modo di parlare diretto, caloroso e confidenziale. Un’ulteriore espressione di quella sua “voce” così ricca, così generosa.



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