Gli incontri sui rapporti tra scena e giustizia Kleist, Rigillo e il giallo della verginità perduta
di Lorenzo Cerri
Il principio, il vulnus che si dibatte nel processo sembra una quisquilia, direbbe Totò: chi ha rotto una brocca nella casa di comare Marta e di sua figlia Eva? A poco a poco, però, si scopre che la sorte dell’oggetto nasconde ben altro: chi ha infranto la verginità della fanciulla? “Gli spettatori non tardano a capire che il responsabile è proprio colui che dovrebbe individuare il colpevole, e cioè il giudice; eppure tutti, perfino Eva, tende a nascondere la verità. Immersa in questo gioco, fatto di geometrie rigorose e di commedia, si svolge la storia, che avvince proprio per il doppio binario entro cui si snoda. Il meccanismo è perfetto. Si ride sulle ali di una morale proposta costantemente al pubblico”.
Giuseppe Dipasquale illustra il soggetto della Brocca rotta, di Heinrich von Kleist (1777-1811), scrittore e drammaturgo di Francoforte, figura illustre della letteratura occidentale, spirito inquieto, sensibile all’orrido e all’ossessivo, suicida a 34 anni, baciato dal dono di una originalità espressiva che manifestò amando i classici e, nel contempo, anticipando gli imminenti aliti del Romanticismo. Lo spettacolo diretto da Dipasquale debutterà il 24 aprile 2019 al Mercadante per la stagione dello Stabile – Teatro Nazionale di Napoli, che lo produce. In scena saranno Mariano Rigillo (il giudice Adam), Anna Teresa Rossini, Andrea Renzi, Valeria Contadino, Antonello Cossia, Carlo Di Maio, Silvia Siravo, Fortuna Liguori, Annabella Marotta, Umberto Salvato, Francesco Scolaro.
L’allestimento ha anche altri motivi di interesse. Si inserisce nel progetto “Verso Antigone”, organizzato dallo Stabile, assieme all’associazione Astrea Sentimenti di Giustizia, per invitare a una riflessione sui suoi rapporti con il teatro. Dopo gli incontri su altri due titoli in cartellone - Le rane di Aristofane e Assunta Spina di Di Giacomo – il 16 aprile, alle 17 al Mercadante, discuteranno della Broccarotta Filippo Patroni Griffi, presidente del Cda dello Stabile e consigliere del Consiglio di Stato; Alfredo Guardiano, fondatore di Astrea e consigliere di Cassazione; i germanisti Francesco Fiorentino e Grazia Pulvirenti; il traduttore del testo, Gianni Garrera; il regista Dipasquale e il direttore dello Stabile Luca De Fusco. A moderare l’incontro sarà Gennaro Carillo, membro di Astrea, coordinatore di “Verso Antigone” e docente di Storia del pensiero politico alla Federico II e al Suor Orsola.
“Nella Broccarotta – spiega Carillo – inquirente e inquisito convergono nella stessa persona. Un magistrato tenta di incolpare un innocente per sfuggire alla condanna. Adam è l’iperbole del giudice perverso, zoppo come il diavolo ed Edipo, anch’egli inquirente e inquisito, anche se non lo sa… Vede, il legame tra giustizia e teatro è antico. Lo mise bene in luce Walter Benjamin. Da un lato, c’è una dimensione teatrale della giustizia che, d’altro canto, diventa materia del teatro, in uno scambio reciproco.
Non a caso si parla di theatrum iuris. E un dramma come Assunta Spina dimostra che si entrava in tribunale come in platea, per assistere alle arringhe di avvocati celebri come Alfredo De Marsico. Certa retorica propria della giustizia transita sui palcoscenici e si alimenta, a propria volta, della retorica teatrale. L’osmosi è intrigante”.
Perché quel titolo, “Verso Antigone”? “L’approdo del progetto sarà il nuovo allestimento della tragedia di Sofocle da parte dello Stabile. In questo ambito, Antigone è un testo-paradigma e va alla radice del problema della giustizia, inteso come nervo scoperto della cultura occidentale, guardando al rapporto tra la legge come espressione della volontà precettiva di chi comanda e come sistema di valori tradizionali che si è consolidata nel tempo”. Quel “verso”, però, può anche significare “contro”: “Antigone, alla fine, non è un’eroina, ma una creatura che sa essere perfida, spietata, e seppellisce Polinice soltanto perché è il fratello. È ella stessa a confessare: ‘Se fosse stato il mio sposo o mio figlio, non l’avrei fatto, perché avrei potuto averne e farne altri’. Oltre ad Antigone, un secondo titolo nella prossima stagione dello Stabile potrebbe far parte del progetto: “È La panne di Dürrenmatt, altro testo che va alle radici del problema. A chi volesse approfondire, consiglio la sua versione cinematografica, La più bella serata della mia vita, film poco noto di Scola, con Sordi e Janet Agren”.
La brocca rotta è il punto di arrivo di un percorso artistico sugli anti-eroi che Dipasquale e Rigillo hanno intrapreso anni fa. Il regista: “Dopo il Keller di Erano tutti miei figli di Arthur Miller e Re Lear, il giudice satanico, che rompe la brocca della verginità, della verità e della purezza, diventa un terzo, emblematico momento della nostra riflessione”. Dipasquale ha immerso la storia (e il tribunale) in un’atmosfera che richiama alcune incisioni di Dürer: “Il suo è un universo di simbologie e geometrie che rimandano a qualcos’altro; allo stesso modo, pur favorendo subito la soluzione, Kleist spiazza lo spettatore, giocando sul principio della verità velata. In questa dimensione si svolge l’azione, che si dipana come una sorta di piccolo giallo”.
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