di Antonio Tedesco
Il nome di Kantor resta indissolubilmente legato a quello che è uno dei capolavori del teatro del Novecento, La classe morta. Ma raramente i capolavori nascono per caso, e La classe morta (andato in scena per la prima volta nel 1975) è solo uno degli esiti, altissimi, del costante e tenace lavoro che Tadeusz Kantor ha portato avanti negli anni, perseguendo instancabilmente la sua idea di teatro come arte in divenire. Un lavoro continuo, non finalizzato alla scontata routine di prove, debutti, repertorio e via dicendo, ma a una ricerca incessante, operata sul campo, della quale ogni messa in scena era solo una tappa, un passaggio necessario per accedere alle fasi successive. Quasi delle stazioni, disseminate lungo il percorso di un pensiero artistico in continua evoluzione.
Un concetto messo ben in evidenza nella postfazione di Silvia Parlagreco a questo primo, prezioso volume dei tre che, secondo il piano editoriale, raccoglieranno l’intero corpus di opere di Kantor, che vanno dagli scritti teorici sul teatro e sull’arte, alle partiture dei suoi allestimenti scenici, ai “Manifesti” programmatici, e comprendono taccuini, note, riflessioni sulla società e sul suo tempo. Una raccolta di materiali preziosi per comprendere il percorso di un artista poliedrico (fu anche pittore e scenografo), ma anche il testimone consapevole di un’epoca difficile (nato a Wielopole, in Polonia, nel 1915 e morto a Cracovia nel 1990), che ha molto influenzato il suo lavoro artistico. Questo primo volume, edito da Editoria & Spettacolo (pagg. 482, € 30), nella collana Ripercorsi, raccoglie gli Scritti, 1938-1974, quindi tutta la fase iniziale e costitutiva del lavoro teatrale di Kantor, con il suo momento centrale, la fondazione nel 1955 del Cricot 2, gruppo attraverso il quale l’artista polacco intende rinnovare e rivoluzionare l’idea stessa del fare teatro e del mettere in scena.
E’ importante sottolineare per questa pubblicazione, che i testi, molti dei quali inediti in italiano, sono stati tradotti tutti direttamente dall’originale in polacco, cosa non scontata, dato che alcuni di questi scritti, già disponibili nella nostra lingua, erano transitati attraverso traduzioni dal francese o dall’inglese, e che Ludmilla Ryba, curatrice della precisa e attenta traduzione, è stata per oltre dieci anni componente del Cricot 2, nella doppia veste di “interprete-traduttrice delle parole di Kantor e di interprete-attrice”, come lei stessa si definisce nelle note alla traduzione. Insomma, un’ulteriore garanzia di qualità e affidabilità per un libro che ci introduce nel mondo ricco e articolato di un genio assoluto del teatro del Novecento.
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