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In teatro a 14 anni con mamma Rosa

Nelle orecchie e nel cuore ancora il silenzio del San Ferdinando quando andai a trovare Eduardo



di Isa Danieli

In teatro a 14 anni con mamma Rosa

Seguivo mia madre Rosa Moretti, attrice e cantante nelle compagnie di Sceneggiata, forma di teatro ormai estinta. Lavoro faticoso, tre spettacoli al giorno e con il pubblico ad entrata continua. E lì cominciai. Avevo 14 anni e come spesso accade, dovetti sostituire una giovane attrice che si era ammalata. Provai quel po' che si doveva e debuttai. Al Cinema Teatro Lopez di Pozzuoli con 'O curniciello. E chi se lo scorda più. Dalle quinte, come dardi, gli occhi puntati dell'intera compagnia. Ero poco più di una bambina ma venni a sapere di un attore, un grande attore, che gestiva un teatro: il San Ferdinando. I vecchi attori ne parlavano in compagnia: “De Filippo, Eduardo De Filippo è un grande attore… ma tene nu carattere...”. Io sapevo solamente che là dentro si faceva uno spettacolo al giorno. Così scrissi una lettera, ci misi vicino pure la locandina col nome mio: Isa Moretti! Così mi chiamavo allora. Col cognome d'arte di mia madre Rosa, e la spedii. Fui chiamata qualche giorno dopo per sostituire una ragazza. Qualcuno mi disse come dovevo vestirmi, perché una volta, prima dell'arrivo dei costumisti e del teatro di regia, i costumi ce li portavamo da casa. Io quel silenzio, entrando in teatro, salendo quelle amate scale quel pomeriggio, lo tengo ancora nelle orecchie. Finalmente fui chiamata in palcoscenico. Avevo l'età giusta e pure la camicetta era giusta insieme al resto. Non sapevo nemmeno una parola di quello spettacolo, né di cosa parlasse. Napoli milionaria! Un po' mi fu spiegato, poi passammo alle battute e ai movimenti. Dovevo essere Teresa, una delle amiche della figlia di Gennaro Iovine. Quella sera stessa andai in scena. La risata, “che stava scritta”, come mi fu indicato, quasi intimato, dal “Direttore”, arrivò puntuale alla battuta topica: “Hei Jhon. Ci ho una frenda mia, che sarebbe Margherita, non ci hai un frendo tuo? Isso 'o purtaie e accussì avimmo fatte tre friend e tre feerend”.

Insieme a quell'applauso mi ritorna in mente quel silenzio. Per un momento, prima di quella recita, ebbi paura che in sala non ci fosse nessuno! Oltre il sipario, silenzio. Né uno schiamazzo, un vociare. Dietro le quinte? Rigoroso silenzio. E così cominciò il mio viaggio con quella straordinaria comunità di attori. Un viaggio lungo e proficuo, da cui ho rubato ogni “paesaggio” da un finestrino privilegiato. Curiosità, testardaggine, sfida e passione. Questo ho messo in valigia. L'ho rifatta mille volte e mille volte richiusa. Senza contrassegno. Un viaggio lungo che mi ha portato lontano, fino ai teatri di pietra dell'antica Grecia. Ma quel legno che ancora calpesto, con rispetto e rigore, in punta di piedi, come mi fu insegnato da piccola, mi fa da barca, da casa dove dentro c'è un sogno, da svelare, da sognare. Ancora.


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