di Antonio Tedesco
Passa un pezzo di storia d’Italia in questo libro di Mauro Carbonoli. Dagli anni della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Un libro di memorie che però, come raramente avviene, trascende la memoria personale e si fa testimonianza di memoria collettiva. Visto che la memoria di Carbonoli coincide con quella del teatro di gran parte del Novecento. E quindi con quella di tutto un Paese, l’Italia, che, ancora attaccato alle sue tradizionali radici, affronta in quegli anni radicali mutamenti sociali e culturali.
Ripercorrendo la sua carriera, dalle prove adolescenziali in oratorio, alla frequentazione della vivace scena teatrale milanese dell’immediato dopoguerra, all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, alle collaborazioni con Grassi e Strehler (per il quale è stato anche attore, e per molte stagioni, nel celeberrimo Arlecchino servitore di due padroni) partecipando in seguito a produzioni cinematografiche e televisive, prima di passare al settore organizzativo occupando ruoli di primo piano, dirigendo compagnie e importanti teatri, quali il Piccolo di Milano, l’Eliseo di Roma, città in cui ha diretta anche lo Stabile, nominato, poi, per diversi anni direttore dell’ETI, e quindi dello Stabile del Veneto e molto altro ancora. Un’esperienza preziosa e forse unica nelle sue molteplici articolazioni, che Mauro Carbonoli ci trasmette in questo libro dandoci una visione d’insieme artistica, culturale, sociale e anche politica; illuminandola con aneddoti mai gratuiti o autocelebrativi e tratteggiando rapidi ma efficaci ritratti di personaggi che, a prescindere dall’essere più o meno noti, hanno comunque lasciato in quegli anni una traccia incisiva lungo il percorso del nostro teatro.
Il libro, intitolato Anche a dispetto di Amleto. Cinquant'anni di teatro e altro, edito da Aracne nella collana Thalìa (pgg 420, € 34), è organizzato in una sequenza di brevi capitoli tematici e, nonostante la mole, risulta di agile e piacevole lettura. Racconta in maniera semplice e diretta i grandi mutamenti avvenuti nel secondo dopoguerra, l’avvento del teatro di regia con Strehler e Visconti, la nascita degli Stabili e le innumerevoli crisi che, a diverso titolo periodicamente hanno investito, e investono, il mondo del teatro. Passano tra le pagine, lasciando sempre un segno importante nella memoria del lettore, i grandi nomi della scena del Novecento: Gassman, Calindri, Foà, Elsa Merlini, Paolo Stoppa e Rina Morelli, Eduardo, fino ad Annibale Ruccello, per il quale Carbonoli (con la sua Contemporanea ’83) ebbe un ruolo decisivo nella produzione del suo Ferdinando.
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