Al primo concerto registrò uno strepitoso sold out. “Farò di tutto per continuare a meritare il prezioso consenso napoletano”
Di Andrea Jelardi
Compositore pianista, filosofo e scrittore, Giovanni Allevi – artista poliedrico nato nel 1969 e tra i più amati al mondo, al quale la Nasa ha persino intitolato un asteroide – debutta a Napoli al Teatro Augusteo mercoledì 4 maggio in una tappa del tour europeo di Estasi, innovativo progetto musicale di pianoforte solo che accompagna mutevoli stati di coscienza.
In bilico tra la tradizione e la contemporaneità dando sfogo alla libertà, propone nel suo spettacolo la tracklist dell’ultimo album, a partire da Kiss me again, scritto durante la pandemia, fino all’inquieto Our future, un brano che accompagna una riflessione sul destino del mondo, passando tuttavia per la ritmica del Rock Progressive cui dedica Prog me, per le sacre atmosfere di My angel e per il funambolico Lucifer che avvolge un’antica melodia gregoriana, nonché per le intense ondate sonore di Estasi, il brano che dà il titolo all’album.
Rinnovatore della musica colta e dell’arte della composizione al punto di autodefinirsi “compositore di musica classica contemporanea”, Giovanni Allevi è amatissimo dalle nuove generazioni, soprattutto per il suo innovativo approccio alla musica, evidentemente plasmato sull’insolito curriculum che, oltre al diploma in Pianoforte e in Composizione, comprende anche la laurea in Filosofia con la tesi “Il vuoto nella Fisica Contemporanea” e un inizio di carriera con Jovanotti e poi come autore della colonna sonora del cortometraggio Venceremos, cimentandosi inoltre nella rielaborazione dei recitativi della Carmen di Bizet su commissione del Baltimora Opera House.
Allevi si è esibito nei teatri e nelle sale più importanti del mondo, dalla Carnegie Hall di New York al Teatro alla Scala di Milano, fino all’Auditorium della Città Proibita di Pechino, eppure con Napoli c’è un rapporto speciale e intenso consolidatosi proprio sul palcoscenico di Piazzetta Duca d’Aosta: “Lo storico e leggendario direttore del Teatro Augusteo, dopo il mio terzo concerto da tutto esaurito, volle conoscermi di persona e mi convocò nel suo studio. Bussai alla porta. Vidi un signore dall’aspetto nobile, concentrato dietro la sua scrivania, in una stanza alle cui pareti c’era tutta la storia teatrale di Napoli. Senza dire nulla, con un gesto della mano aperta mi fece intendere che dovevo restare sull’uscio, e così feci. Mi guardò serio, quasi con severità, e puntandomi il dito disse una brevissima frase che non dimenticherò mai: “Napoli ti ha detto sì. Poi tornò alle sue carte, come se il nostro incontro non avesse motivo di proseguire. Feci per indietreggiare, quando aggiunsi con delicatezza: “Ma…non sembra felice di questo”. E lui, con uno sguardo profondo: “È per te una grossa responsabilità”.
Finalmente mi sorrise, con la tenerezza di un bambino.
È vero, è una grossa responsabilità, ma farò di tutto per continuare a meritare quel prezioso “sì” di Napoli”.
© Riproduzione Riservata
Comments