Quando la volontà diventa simbolo di forza
di Carlo Farina
Con lo spettacolo Il motore di Roselena, Gea Martire veste i panni di Roselena, una donna semplice e di estrazione popolare che sogna di diventare pilota di macchine da corsa, un ruolo prevalentemente maschile, che riesce a realizzare con caparbietà e carattere. Un monologo di circa 80 minuti scritto da Antonio Pascale e diretto da Nadia Baldi. Al Sannazaro dal 28 al 30 marzo.
Da un’idea della stessa protagonista, che è arrivata a questo soggetto ispirata dalla sezione Sport-opera nell’ambito del Campania Teatro Festival. “Da qui è nato il desiderio e la voglia di raccontare la storia insolita di una presenza femminile in uno sport, l’automobilismo, dove in genere non ne troviamo”, racconta l’attrice napoletana.
La trama narra, con tono tragicomico, l’emancipazione di Roselena, cresciuta all’ombra del Vesuvio, e la sua passione per le macchine. Lei non sogna, come le sue amiche, abiti da sposa o vestiti scintillanti, ma una tuta da pilota, il suo chiodo fisso fin da bambina. Con la meraviglia della madre, che scopre quanto il rumore del motore di un’auto l’acquieti più di una ninna nanna. Crescendo, il suo linguaggio dialettale sgrammaticato, colorito e poco forbito, diventa calzante e perfetto quando ha la ventura di discutere di motori, carburatori, testate e pistoni.
Ma fa ancora discutere vedere una donna cimentarsi in una gara automobilistica? “Non sappiamo oggi cosa generi scalpore e cosa no”, spiega Gea Martire. “Di certo, rimane prerogativa degli uomini cimentarsi in questa attività. Roselena racconta l’esperienza di una figura – oggi ormai matura e consolidata – degli anni ’70, epoca legata saldamente a particolari tradizioni”.
In scena il personaggio incarna un simbolo di forza nel quale ogni donna prima o poi si identifica, poiché “questi sono i conti che dobbiamo fare con noi stessi, tutti quanti e quotidianamente, se abbiamo un’intelligenza e un pensiero che vogliamo mantenere in vita”.
RIPRODUZIONE RISEVATA
コメント