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Gaia Aprea apre la stagione del teatro Sannazaro con "La maitresse"


Di Roberta D'Agostino

Gaia Aprea venerdì 15 apre la stagione 2021-22 del teatro Sannazaro con LA MAÎTRESSE spettacolo, in prima nazionale, liberamente tratto da Memorie di una maîtresse americana di Nell Kimball. La Aprea, che ha curato la riduzione del testo, ne è protagonista e regista.

Una co-produzione Tradizione e Turismo - Centro di Produzione Teatrale – Schegge del Mediterraneo. Lo spettacolo è il racconto in prima persona della vita di Nell Kimball, nata nel 1854 in un “podere di sassi” nell’Illinois e morta in Florida nel 1934. Cominciò la sua carriera a 15 anni in un bordello di Saint Louis e la concluse come tenutaria di case di lusso.

Le sue memorie affidate nel 1932 allo scrittore Stephen Longstreet furono regolarmente rifiutate dagli editori per la crudezza del linguaggio. Vennero pubblicate solo a distanza di quarant’anni.


Gaia Aprea, perché uno spettacolo sulla Kimball?

Durante il lockdown mi è capitato tra le mani "Memorie di una maitresse americana", un libro pubblicato in America a fine anni Sessanta pur essendo stato dato all'editore negli anni Trenta dalla Kimball. Il tema trattato, quella di una donna che diventa imprenditrice di se stessa facendo la meretrice, era considerato scandaloso e quindi non pubblicabile. Ho trovato particolarmente interessante l'approccio di una donna di due secoli fa oramai così forte e così determinata a non farsi calpestare da un sistema del tutto maschilista, così ho preso spunto da questo per metterla in scena.


Che tipo di spettacolo è “La maitresse”?

Innanzitutto è la prima volta che approccio ad una regia seppure di un monologo. Volevo ricreare, in un certo senso, il luogo dell'anima della Kimball la quale ha vissuto il 99% della vita chiusa nella camera dove lavorava. Una camera che vorrebbe, in realtà, rappresentare il suo inconscio. Ad un certo punto lei tira le somme di ciò che è stata la sua esistenza in quella stanza. Da lì arrivano tutte le sollecitazioni di ricordi e immagini. Qui mi avvalgo di immagini dell'epoca. Inoltre c'è un excursus anche musicale molto importante, perché la musica ha fatto parte della sua vita, per esempio il jazz nacque proprio nei bordelli. Poi, piano piano, quel genere ha preso altre vie fino ad arrivare nei bar. Lo spettacolo, quindi, è un monologo che ripercorre la vita della Kimball attraverso ricordi musicali e fotografici.


Quanti spunti ed affinità offre il diario della Kimball rispetto al nostro modo di sentire?

Mi ha colpito la modernità della scrittura e del modo di pensare di questa donna; immaginiamo che cosa potesse essere una vita di una ragazza povera nata nell'Illinois nel 1850: lontana da qualsiasi forma di emancipazione culturale e sociale, da sola con i suoi mezzi, il suo intelletto e la sua forza, riesce a uscire fuori dallo stato sociale in cui nasce. Questo il messaggio che io trovo molto moderno. La Kimball diventa l'imprenditrice del suo corpo e poi di se stessa e questo non le impedirà mai di mantenere la testa alta e di utilizzare la sua forza, l'unica di cui disponeva, essendo nata povera e senza altro che un corpo avvenente. Riesce a trasformare questa condizione a suo vantaggio senza esserne vittima. Un messaggio molto forte ai giorni d'oggi in cui sembra che ci sia molta emancipazione ma in realtà il corpo della donna viene mercificato il 90% delle volte.

Un modello virtuoso al femminile quello della Kimball, anche se legato alla prostituzione, mentre gli uomini ne escono male, in che modo?

La Kimball mostra gli uomini nella loro fragilità, nella loro intimità, nei momenti in cui abbandonano la maschera e lasciano intravedere la realtà che c'è in filigrana, sono uomini codardi che cercano un'avventura con una prostituta; alcuni affermano la propria virilità colpendo e ferendo le prostitute in maniera fisica, altri esercitano il loro potere colpendo e ferendo la prostituta in maniera psicologica, altri ancora si celano dietro la scusa di una vita grigia per poter giustificare il fatto di aver tradito la moglie. Secondo me nel romanzo esce fuori un aspetto brutto della mascolinità, cioè che tutti questi uomini vanno con lei, con altre prostitute, se ne servono ma in fin dei conti non fanno che disprezzarle. La prostituta è una "cosa" di cui si ha bisogno, si ha diritto, in quanto uomo, di potere utilizzare e poi gettare. La figura della prostituta, secondo me, in un certo senso, in maniera macroscopica, simboleggia quella che è l’idea ancora latente del maschio nei confronti della donna cioè, senza voler tornare all'idea della donna oggetto, che una donna si possa in qualche modo possedere e poi gettare. Uno stereotipo mai del tutto abbandonato.


Tante autrici hanno affrontato temi legati alla prostituzione, qual è il suo approccio al tema?

Prima di questo momento non mi ero mai interrogata sull'argomento. Ho scoperto che rispetto a questo argomento è stato scritto tanto, non ultimo il libro appena finito di Maria Pia Ammirati Vita ordinaria di una donna di strada. Spero di avere un confronto diretto con lei perché mi intriga l'idea di affrontare la stessa tematica a 150 anni di differenza da Ammirati ha scritto un libro che tratta lo stesso identico te ma con lo stesso identico taglio a metà dei giorni d'oggi è questa prostituta è una ragazza dell'Est. Bisogna riflettere sul fatto che la prostituta è uno scarto a cui tutti però vanno ad abbeverarsi. Voglio dire che è un floridissimo mercato ancora oggi e ancora vogliamo far finta che le prostitute sono sporche, brutte mentre chi va con le prostitute in realtà è un bravo padre di famiglia che, poverino, voleva soltanto passare 5 minuti di svago nella sua vita. Ma mi sembra che ci sia un maschilismo di fondo abbastanza violento. Occorrerebbe una regolamentazione sulla prostituzione per far saltare, forse, anche il sistema dello sfruttamento.


Possono i giovani avvicinarsi ad un allestimento come questo e perché?

I giovani dovrebbero sempre approcciare agli spettacoli al vivo soprattutto dopo il lockdown. In questo spettacolo c’è anche molta ironia perchè la Kimball tratta le vicende più o meno tragiche che le sono capitate con molta ironia e quindi c'è un andamento anche molto leggero.

Voglio dire la sessualità in questo momento è vista come un qualcosa di cui quasi avere paura.

Paradossalmente in questo spettacolo, in cui si parla di sessualità ma in maniera molto dolce, si può riacquistare un approccio più umano, più semplice; è vero che possono esserci anche gli approcci tra un uomo e una donna, ma se ne parla con estrema gioia, con estrema allegria, con grande senso di liberazione. Non c'è mai una visione del sesso ‘peccaminosa’ o torbida, c'è una grande gioia di vivere che come conseguenza porta anche al contatto sessuale con l'altro. Poi c'è l'esempio di una donna, ripeto, che ha saputo mantenere la sua dignità, la sua forza e la sua integrità nonostante facesse parte di una società che era messa al lato per l'epoca in cui viveva e io, credo, che lo sarebbe anche ai tempi di oggi e quindi esiste un bel parallelo.


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