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Cinquanta anni di storia: il Teatro racconta

Che Spettacolo! di Lucio Mirra

Homo Scrivens Edizioni, pp. 236 - € 15



di Antonio Tedesco

Raccontare la storia di una sala teatrale è come aprire la porta non solo di uno spazio, ma anche di un tempo. Immergersi in un’entità viva e pulsante, in un luogo che catalizza emozioni e sentimenti. E se la sala in questione ha una storia lunga come quella del Diana e si trova in una città come Napoli, il tutto sembra assumere una portata ancora più grande.

E infatti è un patrimonio inestimabile di esperienze, di rapporti, di emozioni, quello che Lucio Mirra ha condensato, con la collaborazione di Anita Curci, in questo volume che raccoglie le sue memorie di gestore di sala (il Teatro Diana, al Vomero, appunto) e impresario teatrale, tra i più rappresentativi e lungimiranti che possiamo vantare in Italia. Un libro che non a caso ha voluto intitolare Che spettacolo!. Lo spettacolo di una vita vissuta per cinquant’anni tra le scene a contatto con ambienti e personaggi che popolano questo mondo così straordinario. Molti dei quali uniscono il talento alla fama, l’estro alla amabilità, o anche più spesso, alle spigolosità, dei caratteri. Ed è proprio questo sguardo “dietro le quinte”, questo contatto, umano, personale, con attori e registi anche molto famosi, avvenuto senza la mediazione della scena, uno dei motivi di fascino di questo libro, insieme alla storia di talune produzioni più impegnative, al faticoso, ma per certi versi ispirato, allestimento dei cartelloni delle prime stagioni, e poi di quelle successive, fino al boom di abbonati e ai Biglietti d’Oro più volte vinti. La narrazione è suddivisa in spazi temporali che abbracciano mediamente l’arco di un decennio ognuno. Un tempo ampio di cui, attraverso gli eventi legati alle programmazioni teatrali, vengono messe in evidenza peculiarità e caratteristiche. Il tutto interpolato da una quantità di aneddoti e gustosi ricordi dedicati alle personalità di maggiore spicco o interesse che per il teatro Diana sono passate. Ma è anche la storia di una famiglia, quella dei Mirra, appunto, che ha legato le sue vicende a quelle del teatro italiano, e della sala da loro gestita. Ed è un omaggio sentito a Mariolina, che non c’è più, e il cui contributo, di competenza e di umanità, tanto fondamentale è stato per l’attività di Lucio e dei loro tre figli.


©RIPRODUZIONE RISERVATA

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