L'attore, noto per essere la voce italiana di Tom Hanks e per avere doppiato tra gli altriRobert Downey Jr. in Iron man, Hugh Grant, Tim Robbins, Timothy Hutton, Steve Guttenberg, Danny Huston, Jackie Chan, Rupert Everett, John Turturro, sarà anche alla sede napoletana
Di Roberta D’Agostino
Angelo Maggi, noto per essere la voce italiana di Tom Hanks e per avere doppiato, tra gli altri, Robert Downey Jr. in “Iron man”, Hugh Grant, Tim Robbins, Timothy Hutton, Steve Guttenberg, Danny Huston, Jackie Chan, Rupert Everett, John Turturro, sarà uno dei docenti dell’Accademia del doppiaggio con sede nelle principali città italiane.
Maggi è un attore di talento che ha avuto la fortuna di avere come maestri Eduardo e, soprattutto, Vittorio Gassmann
Maggi il suo incontro con Gassmann è stato fondamentale, come lo ricorda?
Vittorio per me è stato tutto: il maestro, quello che artisticamente si innamorò di me, anche se io non avevo fatto niente, ai provini mitici del 1979 che durarono trenta giorni con 2000 ragazzi che venivano da tutta Italia. Lui avrebbe scelto i sei ragazzi che avrebbe portato in tournée per sei mesi. Fui scelto tra i sei. Lui aveva un'aura di carisma a cinque metri; mi ha insegnato la poesia, l'amore per Dante, a stare sul palcoscenico, anche se non ti insegnava proprio come: un po' dovevi rubargli tu il mestiere. Io stavo tra le quinte e lo guardavo tutte le sere.
La pandemia ha fermato un progetto a cui tiene molto, lo spettacolo il “Doppiattore”, ce ne parla?
Porto avanti da sei anni il mio spettacolo Il Doppiattore, la voce oltre il buio; in esso sono circondato da giovani che mi danno linfa nello spettacolo. Si tratta di un lavoro unico al mondo sul doppiaggio, un one man show in cui io porto il pubblico teatrale a scoprire cosa c'è dietro alle voci che lo accompagnano tutti i giorni in televisione e al cinema raccontando come è nato il doppiaggio, tutti i grandi del passato. Poi ci sono dei colleghi che appaiono in video: Massimo Lopez, Marina Tagliaferri, Pino Insegno e Luca Ward. Ogni sera ho un grande ospite d'onore, tutti big del doppiaggio o, che comunque si sono affacciati al doppiaggio. È uno spettacolo che mi contraddistingue; doppio dal vivo tutti gli attori da Tom Hanks a Robert Downey Jr, faccio vedere al pubblico come si fa. Ho due leggii altamente tecnologici e ospiti che interagiscono e doppiano insieme a me di fronte al pubblico; il pubblico vede il film sullo schermo dietro di me e io doppio in diretta in sala. È uno spettacolo che spero di portare in tutta Italia.
Lei è napoletano di origini, suo nonno materno era di Napoli, cosa pensa di questa città?
Mio nonno Angelo, che mi ha dato il nome e anche il cognome perché io mi chiamo Angelo Maggi Mariotti, era amico di Eduardo De Filippo e me lo ha fatto conoscere. Mio nonno è stato un grande personaggio legato al turismo, ha inventato il turismo in Italia. Con lui ho vissuto trenta anni meravigliosi della mia vita, poi purtroppo l'ho perso, ma è stato sufficiente a darmi gran parte della sua napoletanità. Eduardo, dopo il primo incontro, me lo sono ritrovato come l'insegnante alla Bottega teatrale che ho fatto con Vittorio Gassman a Firenze nel 1980; grazie alla mia napoletanità e ad Eduardo ho creato il carattere del commissario Winchester dei Simpson che ormai è diventata una voce iconica. Sono felice di potere tornare a Napoli per insegnare doppiaggio.
Che tipo di rapporto ha con i giovani ed in particolare con quelli che vogliono diventare doppiatori?
I giovani sono stati sempre importanti per me. Ogni volta che mi chiedono consigli su come iniziare li faccio rimanere sempre male perché gli dico che non esiste il mestiere del doppiatore. In questo mestiere è importante la formazione che è molto specifica, una formazione da attori prima di tutto e poi conoscere la tecnica del doppiaggio, tecnica molto complessa che io stesso ho imparato dopo un bel po' di pratica venendo dal teatro e dal cinema. Ma solo i giovani che mi danno tanta voglia di andare avanti.
Esistono ancora maestri come quelli con cui ha lavorato?
Alla Bottega, oltre Gassman, c’era Roberto Benigni e Giorgio Albertazzi e poi ho lavorato con Vittorio Caprioli, Mario Carotenuto, Luigi Squarzina e tutti i grandi. Oggi, purtroppo, andare a trovare quei grandi che c'erano quando ho cominciato è un po' come cercare un ago in un pagliaio.
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