“Con parole e musica la mente si fa danza”
di Paola de Ciuceis
In scena, giusto l’essenziale: una sedia, una bambola, dei coltelli, delle maschere, una bara. E, poi, lui: Angelo Curti, per una nuova incursione in palcoscenico di cui è autore e protagonista. Svestititi, temporaneamente ed eccezionalmente, i panni di produttore teatrale e cinematografico per Teatri Uniti, Curti sceglie la via della ribalta in versione performer con BRAIN DANCE/m’abballan ’e cervell che, diretta evoluzione di quell’unica data del dicembre 2019 alla Sala Assoli per Körpe/Körperformer, ritorna al Nest Napoli Est Teatro il prossimo marzo, (solo due date, sabato 19 e domenica 20). L’occasione per un ‘a solo psicoreografico’ in cui riversare e intrecciare tutta la sua lunga esperienza tra cinema, teatro, musica e arti visive, racconta Curti, “nel segno della contaminazione tra linguaggi diversi per dare concretezza a tutto quello che parte e passa per il cervello, l’organo principale di cui disponiamo; per lasciare danzare le parole, oltre il corpo, nell’interazione con la musica e con il pubblico”.
Un lavoro “situazionista come già accaduto nel precedente Genoves – ’a cap’ e ll’omm’ è ’na sfoglia ’e cepoll, perché ogni moto del corpo nasce dal cervello”, e anche qui sempre di testa si tratta. Del tutto da solo, dunque, o con la complicità di qualcuno dal pubblico, Curti affronta personalmente l’arte del teatro prediligendo l’espressività della danza a passi di tango e di rumba, in cui le parole si uniscono ad una varietà di musiche. Tra queste, quelle di Psycho Killer dei Talking Heads, band pop rock della new wave americana che, poi, cede il posto alle sonorità Yira Yira di Enrique Santos Discépolo, un testo amaro proposto in una singolare versione che dalle note tradizionali evolve verso l’hard rock; ancora dal ritmo lento di Nadie se salva de la rumba di Los Maraqueros al Dancing in the dark di Bruce Springsteen per un momento letteralmente incendiario al Non, je ne regrette rien di Charles Dumont, Hal David e Michel Vaucaire nell’interpretazione di Edith Piaf.
“Con le parole e con la musica – conclude Curti – la mente si fa danza e come sempre tra flusso e afflusso buon sangue non mente. A sessant’anni per la psicoreografia è necessario attivare la muscolatura neuronale, con il cervello alla guida di ogni azione, reazione ed erezione, facendo comunque attenzione ai falsi movimenti”.
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