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"Alluccamm" scritto e diretto da Luca Pizzurro

Il regista: "Racconto le Quattro Giornate dalla prospettiva di un transessuale". In scena Andrea Fiorillo e Mauro Collina. Musiche originali di Enzo Gragnaniello



di Francesco Gaudiosi

Debutta in prima nazionale al Campania Teatro Festival il 22 giugno (ore 22.30) al Giardino Paesaggistico di Porta Miano al Bosco di Capodimonte lo spettacolo scritto e diretto da Luca Pizzurro “Alluccamm”. Testo vincitore del Premio internazionale di Drammaturgia e il Premio città cultura della città di Castrovillari, e in finale per il Premio letterario Napoli Cultural Classic 2021.

In scena Andrea Fiorillo e Mauro Collina, con le musiche originali del cantautore napoletano Enzo Gragnaniello, i costumi di Graziella Pera e le scenografie di Fabrizio Piergiovanni.

L’allestimento, ambientato nel contesto del secondo conflitto mondiale, intende raccontare la storia di Dolores, femminello e prostituto napoletano, e del suo contributo alla Resistenza napoletana durante le storiche Quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943). Queste ultime videro il capoluogo partenopeo insorgere contro l’occupazione nazifascista, divenendo di fatto la prima città italiana liberata prima dell’arrivo degli Alleati ed essendole stata poi riconosciuta - a seguito del sacrificio di uomini, donne, bambini e transessuali (come vuole raccontare questo testo) - la Medaglia d’oro al valor militare alla città di Napoli.

Pizzurro, qual è la genesi di “Alluccamm”?

La mia relazione con Napoli è recente, avendo cominciato a frequentarla solo quattro anni fa. Da quel momento, è nato un forte amore per la città: ho cominciato a visitarla e mi sono imbattuto nei Quartieri Spagnoli, nelle sue vicende. Mi piace l’idea di scrivere di storie “grandi” raccontate da personaggi minori. Entrando a Vico Lungo Gelso, la strada di prostituzione per eccellenza durante la Seconda guerra mondiale, mi sono imbattuto in persone che mi hanno raccontato un mondo che fino ad allora mi era poco chiaro: mi ha colpito l’umanità di questi individui, le storie di questi cittadini anziani che nel vicolo mi parlavano del loro passato di resistenza all’oppressione nazifascista. A questo ho voluto legare una narrazione che facesse del suo elemento portante il contributo del mondo transessuale, sulla questione della maternità. Mi sono domandato quanto fosse presente il desiderio di maternità, raccontato dalla voce di due transessuali che saranno in scena (ndr, Andrea Fiorillo e Mauro Collina) legandolo alla Seconda guerra mondiale e al contributo determinante dei femminielli nella Resistenza.

Quindi come è stato possibile legare il filone delle Quattro Giornate al tema della transessualità?

La guerra è il contesto storico in cui sono calate le storie di questi due personaggi, ma ho voluto raccontare qualcosa di diverso, che andasse oltre la mera narrazione delle Quattro Giornate. Ho voluto mettere in evidenza l’importanza dell’essere diversi, il rispetto dell’essere umano a prescindere dalle scelte e dagli orientamenti che caratterizzano in modo diverso ogni individuo. Oltretutto, i transessuali hanno avuto un ruolo determinante nella Resistenza.

In che modo?

Proprio alla fine dello spettacolo, vediamo i due attori chiamati da un gruppo di partigiani a correre alla Masseria Pagliarone per prendere parte alla Resistenza armata. I tedeschi non temevano un attacco armato da parte di donne o di bambini, l’idea dei partigiani fu quindi quella di far lanciare le granate a donne, bambini e transessuali per cogliere di sorpresa i militari nemici, per poi avviare la controffensiva dei combattenti napoletani. I femminielli, come i bambini, sono stati fondamentali per accendere la miccia in quei drammatici giorni.

Come ha immaginato l’allestimento?

Ho voluto immaginare un luogo e un tempo sospeso, che vedesse come spazio principale il basso di Dolores, una delle due transessuali di questo testo. Dolores ricostruisce dentro al suo basso un mondo diverso dal reale, cercando di dimenticarsi dell’orrore e delle sparatorie che ci sono fuori. L’ambiente è ammantato di bianco e azzurro, quasi a voler immaginare un basso impolverato. Questo crea un contrasto con i personaggi, che appartengono al mondo del Café chantant, vestendo un abbigliamento decisamente eccentrico: Dolores è infatti sciantosa di uno di questi caffè, tutto ciò che le rimane sono i suoi costumi che indossa ormai come abbigliamento quotidiano. In scena si vedrà quindi un contrasto tra il colore dei costumi e il grigiore degli ambienti, lacerati dal conflitto in corso.

Un tentativo di dimenticare quello che c’è fuori.

Quella di Dolores è una guerra contro la guerra, è il tentativo di esprimere una vita estremamente colorata per andare contro la morte che in quei giorni pervade la città di Napoli.

Dopo il Campania Teatro Festival sono previste ulteriori repliche?

Dopo il successo a Castrovillari e la recente pubblicazione di questa drammaturgia in un libro a cura dell’editore Gremese, abbiamo in programma alcune repliche a Salerno nel mese di luglio (date ancora da definire, ndr); quindi, alla ripresa delle attività a seguito della pausa estiva, torneremo a Napoli e a Salerno, per poi replicare anche a Roma.


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