Pino Carbone dirige Zulù nel compleanno dei 99 Posse
di Enrica Buongiorno
Trent’anni di musica, fatti, parole, emozioni. Con Ridire. Parole a fare male Luca Persico, in arte Zulù, dei 99 Posse approda sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli l’8 e 9 gennaio per raccontare, attraverso i testi delle sue canzoni, la storia del mitico gruppo musicale che poi è la storia di un’epoca ma anche la sua storia personale. La regia è curata da Pino Carbone. Nel cast, insieme a Zulù, l’attrice Francesca De Nicolais e il violinista Edo Notarloberti. Lo spettacolo, che ha debuttato al Campania Teatro Festival 2021, sarà in tour in Italia.
Pino Carbone, come possiamo definire Ridire?
“È un progetto teatrale che nasce da un reading partorito dai testi musicali di Luca Persico i quali, a loro volta, provengono da un concerto. Dunque, l’allestimento è qualcosa che nasce come un concerto e diventa reading per poi trasformarsi in spettacolo teatrale. Il titolo Ridire sta ad indicare proprio questo: ripetere più volte gli stessi concetti con le stesse parole attraverso linguaggi diversi”.
Come nasce la collaborazione con Luca Persico?
“Il trait d’union è stato sicuramente Marco Messina, altro componente storico dei 99 Posse, che ha curato le musiche di diversi miei spettacoli, ma non solo. Un punto in comune tra noi sono stati anche i romanzi di Wu Ming. Ci incontrammo con l’intento di lavorare su questo, ma poi il progetto naufragò e quando Luca mi chiese di dare una veste drammaturgica ai suoi testi ne fui entusiasta. Del resto avevo già visto il suo reading e me ne ero innamorato. E così iniziò la nostra collaborazione che tuttora prosegue. Ridire nasce anche dal sodalizio tra la società dei 99 Posse e il progetto indipendente Nickel del quale sono direttore artistico”.
Un viaggio lungo 30 anni. Qual è la struttura dello spettacolo?
“Quest’anno i 99 Posse compiono 30 anni. Ridire è suddiviso in 3 momenti, 3 atti senza pausa, con 3 regie diverse ciascuna concentrata su un decennio. Dal ’91 al 2001 si vede un ambiente domestico dove l’attrice si sveglia mentre Zulù e un musicista sono intenti a provare dei pezzi. Dal 2001 al 2011, si esce dal discorso musicale e i testi diventano dialoghi. Nel terzo atto, 2011 -2021, la casa viene smontata e diviene di fatto un palco e il tutto prende le sembianze di un concerto-performance”.
Il sottotitolo dello spettacolo recita: Parole a fare male. Qual è il senso di questa frase?
“Tutti i testi di Luca Persico nascono da questioni forti. Se analizziamo il primo decennio, questi testi esprimono le contraddizioni sociali e politiche di un’epoca, nel secondo, invece, raccontano il tormento personale di un artista, mentre nel terzo decennio c’è il superamento del concetto di dolore rispetto alla parola. Di fatto, dunque, sono parole che nascono per fare male o che narrano qualcosa che ha fatto male, esattamente come è la poesia”.
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