Storia e storie di vita quotidiana
Di Simone Sormani
Lo spaccato di umanità offerto dai due atti unici di Raffaele Viviani ’O cafè ’e notte e ghiuorno (Caffè di notte e di giorno) e Nterr’ ’a Mmaculatella (Scalo marittimo), portati in scena dal 23 al 25 settembre da Nello Mascia, fuga molti dubbi circa l’attualità del teatro di tradizione partenopeo. Lo spettacolo fa parte di Viviani per strada, nato nel 2020 come progetto di teatro itinerante e approdato dall’anno scorso al Trianon di Napoli, che ne ha realizzato la produzione.
La terza edizione, pur non potendo assecondare la propria vocazione originaria di portare la drammaturgia vivianea all’aperto, nei luoghi che ne furono fonte di ispirazione, nulla ha lasciato che si perdesse della capacità del genio stabiese di raffigurare gli umori popolari e le storie di vita quotidiana provenienti dal palcoscenico naturale dei vicoli e delle piazze di Napoli. Storie di una città di lazzari e senzatetto che ancora sopravvive come tale in altre forme, simboleggiata in ’O cafè ’e notte e ghiuorno da Celeste, donna di strada fatalmente legata al suo protettore Tore “’o padrone ’e sta vita”. Storie di emigranti che partivano sui transatlantici dall’Immacolatella “pe’ necessità” e che abbiamo colpevolmente rimosso dai nostri album dei ricordi.
Nello Mascia, qui regista e attore, le ha raccontate con una messinscena agile e moderna ma rispettosa dei ritmi e della lingua del testo, e soprattutto di quella particolare forma di spettacolo corale inaugurata da Viviani che mette insieme prosa, versi e musica, fantasia, autoironia e tragedia, grazie anche ad una rosa di artisti che spazia dalla tradizione alla contemporaneità.
Atmosfere da locale notturno e trovate originali negli arrangiamenti per percussioni e tromba di Mariano Bellopede e Ciccio Merolla e nelle scenografie di Raffaele Di Florio, che annullano la distanza con il pubblico: nel primo atto gli avventori entrano nello squallido caffè di quartiere direttamente dalla platea attraverso lo scheletro di una porta scorrevole, nel secondo la prua del transatlantico Washington è la verticale dei palchi centrali. Gli altri interpreti – tra cui Giovanni e Matteo Mauriello, Federica Aiello, Peppe Celentano, Angela e Massimo De Matteo, Ivano Schiavi, Serena Pisa – danno corpo ad un mosaico di voci, colori e bozzetti macchiettistici che sfumano poi nei chiaroscuri di una Napoli senza luce, quella delle vite di chi vive ai margini.
La drammaturgia di Viviani ha scelto gli ultimi come punto di osservazione privilegiato per raccontare la società. Portarla in scena, come ha fatto Mascia, è un atto di resistenza culturale verso chi sperimenta contro di loro nuove forme di crudeltà ed oppressione. Ma è anche la dimostrazione di come il teatro resti una bussola fondamentale per navigare nei mari cupi del presente.
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