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Venerdì 9 dicembre: Antonio Milo, Adriano Falivene ed Elisabetta Mirra in "Mettici la mano"

di Maurizio de Giovanni, al Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere



Venerdì 9 dicembre: Antonio Milo, Adriano Falivene ed Elisabetta Mirra in "Mettici la mano"

Venerdì 9 dicembre 2022, ore 21.00 Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere

Info 0823799612, Teatro Diana Centro di Produzione Teatrale presenta Mettici la mano di Maurizio de Giovanni con Antonio Milo, Adriano Falivene, Elisabetta Mirra, scene Toni Di Pace, costumi Alessandra Torella, musiche Marco Zurzolo, disegno luci Davide Sondelli, regia Alessandro D'Alatri.

Venerdì 9 dicembre alle ore 18.30, nell’ambito de “Il Teatro degli Incontri”, la Compagnia sarà ospite al Salone degli Specchi del Teatro Garibaldi per un incontro con il pubblico, condotto da Mimmo Cice. L’ingresso è gratuito.

Dopo la lunga stagione dei teatri chiusi è una gioia poter annunciare il mio ritorno sulle tavole del palcoscenico. Un ritorno che segna anche una continuità artistica inedita per me: questo nuovo progetto nasce come una costola della saga de “Il commissario Ricciardi”, dopo il successo della serie televisiva a cui ho lavorato.

Dalla straordinaria e immaginifica penna di Maurizio de Giovanni, due tra i volti più colorati si staccheranno dalle vicende del filone corale del Commissario e torneranno a raccontarsi con il pubblico, ma questa volta dal vivo: il brigadiere Maione e il femminiello Bambinella. Due figure che non fatico a descrivere come “maschere”, unici tra i personaggi dei romanzi ad indossare un costume: uno con il rigore della divisa e l’altro con la leggerezza della femminilità travestita. La vicenda manterrà la sua ambientazione napoletana, città che continua amorevolmente a vivere nella mia esperienza, raccontata in un periodo temporale diverso da quello dei romanzi.

Qui troveremo una Napoli devastata dalle conseguenze del nazifascismo, martoriata dagli allarmi e dai bombardamenti, ma mai priva di quella carica di umanità e di amore per la vita. Medesimi saranno i due attori che hanno interpretato la serie tv: Antonio Milo e Adriano Falivene.

Una garanzia artistica in equilibrio tra dramma e commedia che sicuramente restituirà al pubblico la gioia di ritornare in platea. La novità è Elisabetta Mirra nel ruolo di Melina, straordinario sguardo sul sacrificio femminile di quell’epoca. Medesimi saranno anche i reparti artistici che mi affiancheranno in questa nuova avventura: chi ha amato i romanzi e la fiction ritroverà la stessa poetica e lo stesso divertimento. A completare la magia ci saranno le musiche di Marco Zurzolo. Aggiungo il piacere e l’orgoglio di collaborare con il teatro Diana, un’istituzione nella storia del teatro napoletano.

Alessandro D’Alatri


SINOSSI DELL'AUTORE

Primavera del 1943, a Napoli. Una tarda mattinata di sole, in cui la gente di un quartiere popolare tenta faticosamente di trovare una parvenza di vita normale, viene squarciata dalle sirene: arrivano gli aerei alleati, c’è il pericolo di un nuovo devastante bombardamento. La scena è un vano interrato in tufo, uno scantinato che fa da rifugio improvvisato per proteggersi dalla morte che viene dal cielo. In un angolo del locale una statua della Madonna Immacolata, miracolosamente scampata alla distruzione di una chiesa e in attesa di nuova sistemazione, davanti alla quale brilla qualche lumino a testimonianza del fatto che la gente del quartiere va a visitarla saltuariamente anche lì. E’ qui che si ritrova una strana compagnia, riunita dalla necessità di riparo: il primo ad arrivare è Bambinella, un femminiello che sopravvive esercitando la prostituzione e che conosce tutto di tutti, sia per una naturale propensione al pettegolezzo, sia perché le persone vanno a confidarsi con lui, secondo una consolidata tradizione popolare. Poco dopo arriva il brigadiere Raffaele Maione, che ha appena arrestato Melina, una ventenne che ha sgozzato nel sonno il marchese di Roccafusca, un ricchissimo nobile il cui palazzo si trova a poca distanza e nel quale la ragazza faceva la cameriera. Mentre fuori la porta in cima alle scale le voci della gente si trasformano in un pauroso silenzio e poi nel progressivo avvicinarsi del fragore delle bombe, mentre l’imminenza della possibile morte diventa sempre più vicina, il dialogo tra i tre occupanti il rifugio improvvisato si fa sempre più profondo e serrato. La Madonna, muta e addolorata, verrà chiamata in causa mentre apprendiamo in maniera frammentaria cosa è realmente accaduto nel palazzo di Roccafusca e perché, e come Bambinella si trasformerà in avvocato difensore e Maione nell’accusa di un processo che vedrà nella statua di gesso un giudice silenzioso e tuttavia accorato. Le esplosioni, sempre più vicine, terribili e minacciose, accompagneranno la comprensione della realtà e una serie di riflessioni, da differenti punti di vista, sulla vita, sulla morte, sulla famiglia, sulla giustizia e sulla fede in Dio. E anche in merito alla fame, allo stato di necessità e all’arroganza del potere. Maione, Bambinella e la loro strana, assurda amicizia a distanza di dieci anni dall’ultima volta che li abbiamo incontrati con Ricciardi, a confronto col momento più buio e terribile della storia della città.


Maurizio de Giovanni

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