Racconti per Ricominciare 2022
di Rita Felerico
Resta nel mistero tutta la bellezza di Villa Favorita; dobbiamo un grande grazie a Vesuvio Teatro per gli spazi che si sono potuti aprire alla visione del pubblico, ma si sa che quella che fu una delle più belle dimore borboniche offre tanto di più di quello che si è visto durante lo spettacolo itinerante di Un fantastico viaggio fantastico. Ma è forse la cifra di questo appuntamento di Racconti per ricominciare, uno spettacolo ispirato proprio al mistero, alla nostra incapacità a volte di studiarlo, scoprirlo animando il desiderio della curiosità e della conoscenza. E’ il senso delle parole di Davide Paciolla, presente sulla scena solo con la sua voce registrata, Il brano declamato Quella notte che inventai l’infinito è un omaggio a uno dei più famosi uomini del settecento napoletano : il principe Raimondo di Sangro, alchimista, letterato, mecenate famoso per quel capolavoro da lui voluto che è la Cappella Sansevero e per quel suo inesauribile desiderio di conoscenza.
Le attrici con i loro monologhi, scritti da Francesca Morgante e ispirati al libro Viaggio fantastico alla luce del lume eterno di Mario Buonoconto , ci hanno condotto ancor più dentro il mondo fantastico e misterioso del Principe di Sangro e delle sue invenzioni; Franca Abategiovanni con Quella notte che la fiamma si accese ci ha parlato del ‘lume eterno’, Antonella Ippolito con Quella notte che venne la luce ci ha fatto ripercorre le varie fasi della vita di Raimondo accennando alla moglie Carlotta Caetani, ai suoi genitori; Francesca Morgante con Quella notte che non vidi ci parla invece delle origini di Raimondo, la sua nascita in Puglia a Torremaggiore, i ricordi di infanzia e dei primi esperimenti, mettendo in luce soprattutto l’attualità del pensiero del Principe.
A cura di Nadia Baldi , lo spettacolo, sostenuto da una buona idea di realizzazione, vuole evidenziare l’ironia e la vena malinconica che vela le scritture del Principe – ostacolato nella sua ricerca di verità da un gretto bigottismo, dalla poca saggezza degli intellettuali del suo tempo, dalla Chiesa – ma si sente nell’insieme della resa la mancanza di un migliore inserimento della voce fuori campo, spesso in grande eco, e della forza di una maggiore cura del testo, nondimeno interessante e ricco di spunti.
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