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“Separati… ma non troppo” all’Augusteo di Napoli

Il nuovo lavoro teatrale di Paolo Caiazzo scritto a quattro mani con Francesco Procopio



Di Monica Lucignano


Ha debuttato al teatro Augusteo l’11 novembre il nuovo lavoro teatrale di Paolo Caiazzo, scritto a quattro mani con Francesco Procopio.

“Separati… ma non troppo” vede in scena Daniela Ioia, Irene Grasso, Gennaro Silvestro e una straordinaria Nunzia Schiano, per la quale è stata scritta una parte dal taglio arguto e spassoso. L’emozione della prima rappresenta sempre un valore aggiunto; è stato così anche per il numeroso pubblico dell’Augusteo, ma sono stati sufficienti pochi minuti per oliare i meccanismi ed entrare nel merito di una vicenda dei giorni nostri: la separazione a 50 anni, l’inizio di una nuova vita con punti di riferimento completamente antitetici rispetto a quelli precedenti e la necessità di far fronte ai tanti cambiamenti cui si va incontro. Primo fra tutti, l’alloggio. Così Giulio (Paolo Caiazzo) si trova a dover chiedere ospitalità all’amico di calcetto Nicola (Gennaro Silvestro), che dà in questa pièce una bella prova attoriale, abbandonando lo stato d’animo tormentato e cupo dell’assistente capo Francesco Romano (I Bastardi di Pizzofalcone, ndr) per costruire un ruolo brillante, leggero e divertente.

Patrizia e Deborah (le due mogli separate) vanno a rappresentare in scena due modelli femminili di carattere antitetico: l’una carnale, sboccata, dal linguaggio incomprensibile, l’altra compassata, fredda, distaccata. Le carte sul tavolo si mischiano quando interviene la signora Lily, l’eccentrica proprietaria dell’appartamento in cui vivono Nicola e Giulio; ex attrice, spesso li costringe ad esercitarsi con lei nella recitazione, reinterpretando i classici del teatro. Così il pubblico in sala ha potuto assistere al monologo di un’intensa Filumena, di una poco credibile Giulietta al balcone ma soprattutto di un’ interpretazione dell’ Amleto alla maniera di Carmelo Bene che ha strappato molte risate in platea. È lei che diventa il deus ex machina di tutta la vicenda, il cui finale ha risvolti imprevedibili ma decisamente verosimili. Una menzione a parte per la scenografia, opera di Massimo Comune, che delinea gli spazi senza mozzare il respiro dell’azione scenica, anzi rendendola più dinamica con l’utilizzo di una pedana mobile che sviluppa l’azione su due piani in contemporanea. I costumi di Federica Calabrese trovano, nei cambi di scena di Nunzia Schiano e Daniela Ioia, un interessante sbocco per esprimere il carattere dei personaggi tra fili di perle e pellicciotti dai colori fluo.


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