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Rogo dei valori e decadenza della civiltà

Al Bellini i Motus con due spettacoli che riflettono sul significato di dignità guardando Euripide



di Antonio Tedesco

Doppio appuntamento con i Motus al Bellini di Napoli nel mese di gennaio. La storica compagnia guidata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, da ormai tre decenni un pilastro del teatro di ricerca italiano e internazionale, presenta dal 20 al 23 il suo ultimo lavoro, Tutto brucia, mentre dal 13 al 16 dello stesso mese nella sala del Piccolo Bellini, Silvia Calderoni, attrice e performer da lungo tempo legata alla Compagnia, è in scena con MDLSX, spettacolo che dal suo debutto, nel 2015, continua a guadagnare consensi e considerazioni a livello internazionale.

Tutto brucia, la più recente produzione dei Motus (ideazione e regia di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò) nasce da un lavoro di ricerca che, come sempre nel loro teatro, è dettato da un’urgenza e da un ribaltamento di prospettive. Ispirato a Le troiane di Euripide, scava nella potenza dell’archetipo per trovare attinenze e connessioni con la nostra realtà contemporanea. Lavorando su figure femminili di grande incisività come Cassandra ed Ecuba (in scena Silvia Calderoni, Stefania Tansini e R.Y.F. – Francesca Morello), le motivazioni di partenza si sono fatte ancor più pressanti nel periodo di pandemia e conseguente confinamento, che ha colto il lavoro nella sua fase di gestazione condizionandone gli esiti e arricchendolo di nuovi sensi e significati. Un fare teatro, quello dei Motus, che ingloba la realtà, la metabolizza e la rielabora. La trasforma in valore estetico, la restituisce sotto forma di voci, corpi, suoni, immagini, luci, capaci di produrre lampi poetici di lancinante immediatezza.

Un “teatro-installazione” verrebbe da dire, che va oltre i confini del tradizionale “mettere in scena” e usa i linguaggi artistici in tutta la loro pienezza e totalità. Così anche per l’altro spettacolo MDLSX che, sempre per la regia di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, vede in scena Silvia Calderoni coinvolta in una sorta di tour de force psicofisico, dove la bravissima performer mette in gioco se stessa, il suo corpo, ma soprattutto una carica emotiva coinvolgente e travolgente. Un’esperienza umana non incasellabile nelle ordinarie categorie, che supera la distinzione di sesso e di genere per giungere alla basilare uniformità della “persona”.

Riferimenti letterari e vita privata dell’attrice si mescolano in un unico discorso che, come per Tutto brucia, si pone domande fondamentali sulla dignità di ogni essere umano, sul colpevolmente rimosso, sul volutamente “dimenticato”. Sulla tragica nobiltà di quel che viene considerato “diverso”, non conforme. Sull’eroismo degli sconfitti che, come nel caso delle Troiane, si contrappone alla meschinità dei vincitori.

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