al Teatro Nuovo di Napoli, Giovedì 12 maggio
Renato Carpentieri porta in scena lo spettacolo tratto da una commedia
distopica dello scrittore e drammaturgo svizzero, pubblicata nel 1977.
Renato Carpentieri è regista e interprete de Il Complice di Friedrich Dürrenmatt, una commedia distopica, oltre che metafora ironica di questa nostra “epoca del grottesco e della caricatura”, che sarà in scena giovedì 12 maggio 2022 alle ore 20.30 (in replica venerdì 13) sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli.
Presentato da Teatro di Napoli - Teatro Nazionale e Associazione Culturale “Il punto in movimento”, l’allestimento vedrà in scena, accanto a Renato Carpentieri (nel ruolo di Boss), Salvatore D'Onofrio (Doc), Giovanni Moschella (Cop), Valeria Luchetti (Ann), Francesco Ruotolo (Vecchio e Jim), Antonio Elia (Bill), Pasquale Aprile (Sam).
Le scene sono a cura di Arcangela Di Lorenzo, i costumi di Annamaria Morelli, le luci di Cesare Accetta, il suono di Andreas Russo.
La storia racconta di Doc, uno scienziato famoso che la crisi economica ha buttato sul lastrico e che vive nel sottosuolo di una metropoli. Costretto a lavorare per Boss, potente anziano capomafia, ha inventato una macchina per dissolvere cadaveri: il necrodializzatore. Gli affari vanno a gonfie vele ma Doc e la sua invenzione diventano oggetto di contesa e strumento di lotta tra interessi diversi.
Nella gestione della macchina infernale, fra Boss e Doc s’inserisce il capo della polizia, Cop. Quando si scontrerà con la gigantesca rete di connivenze che domina la macchina statale, anche Cop, a suo modo cercatore di giustizia, rimarrà schiacciato e il controllo dell’apparato, con Doc come insostituibile tecnico addetto, passerà alle alte sfere dell’ordine costituito.
Anche gli altri personaggi sono affascinanti da scoprire, come il giovane anarchico Bill, un ribelle così radicale, così certo di aver ragione da ipotizzare una violenza apocalittica. E poi Ann, piena di slanci sinceri ma complice passiva, e Jack potente finanziere. Jim e Sam, esecutori indifferenti, traditori alla bisogna, con famiglia. Mostri teatrali che fanno tutti parte (escluso Jim e Sam) della classe medio-alta, appena sotto i vertici della società.
“Il complice – dichiara Renato Carpentieri – è un'allegoria grottesca, com’era allegoria quella dei Viaggi di Gulliver di Swift: lo stesso Dürrenmatt si definisce il commediografo più truce che ci sia. La scelta di una forma allegorica mi ha spinto verso questo lavoro, anche come reazione alla moda teatrale di falso realismo o di sogni estetizzanti sfruttando gli autori classici”.
Il complice per eccellenza è naturalmente Doc, lo scienziato di una scienza vilipesa e distorta, “l’intellettuale”, ma è evidente che anche tutti gli altri protagonisti sono complici: fanno quello che possono per continuare a vivere, ribelli o acquiescenti, nel disordine provocato da altri.
Il complice di Friedrich Dürrenmatt
Giovedì 12 > venerdì 13 maggio 2022 - Teatro Nuovo Napoli
Inizio spettacoli ore 20.30 (giovedì) e ore 19.00 (venerdì)
info 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it
Giovedì 12 ˃ venerdì 13 maggio 2022
Teatro Nuovo Napoli
(Giovedì ore 20.30, venerdì ore 19.00)
Teatro di Napoli - Teatro Nazionale
Associazione Culturale “Il punto in movimento”
presentano
Il complice
di Friedrich Dürrenmatt, traduzione Emilio Castellani
con
Salvatore D’Onofrio (Doc), Renato Carpentieri (Boss), Giovanni Moschella (Cop)
Valeria Luchetti (Ann), Antonio Elia (Bill), Francesco Ruotolo (Jim / Jack)
Pasquale Aprile (Sam)
scene Arcangela Di Lorenzo
costumi Annamaria Morelli
luci Cesare Accetta
suono Andreas Russo
aiuto regia Renato Rotondo
assistente alla regia Serena Sansoni
assistente ai costumi Antonietta Rendina
direttore di scena Clelio Alfinito
elettricista e fonico Diego Contegno
sarta Francesca Colica
foto di scena Giuliano Longone
assistenti alle scene tirocinanti Accademia di Belle Arti di Napoli
Roberta Brandi, Mariagiovanna Arudine
realizzazione scene Tecnoscena
materiale elettrico Emmedue
materiale fonico Delta Sound
trasporti Autotrasporti Criscuolo
regia Renato Carpentieri
Prodotto grazie al contributo di NUOVO IMAIE
Durata 100 minuti
E la scelta è stata: la complicità!
Elsa Morante, La Storia
Nel sottosuolo di una Metropolis senza nome vive Doc, uno scienziato famoso che la crisi economica ha buttato sul lastrico («La mia scoperta fondamentale sul problema della vita è che per una crisi economica sono finito in mezzo a una strada»); sceglie di lavorare per Boss, un anziano capomafia, avendo inventato una macchina per dissolvere cadaveri: «Il delitto perfetto è diventata una possibilità reale».
Gli affari vanno a gonfie vele ma nella gestione della macchina, fra Boss e Doc s’inserisce il capo della polizia, Cop. Quando si scontrerà con la gigantesca rete di connivenze che domina la macchina statale, anche Cop, a suo modo cercatore di giustizia («Sono io l’unico a cercare giustizia: come se la giustizia non fosse cosa di tutti ma di uno solo»), rimarrà schiacciato, e il controllo dell’apparato, con Doc come insostituibile tecnico addetto, passerà alle alte sfere dell’ordine costituito.
Il complice è una allegoria grottesca, impregnata di umorismo, com’era allegoria quella dei Viaggi di Gulliver di Swift. Ne Il complice la durezza diventa ferocia: la scienza si occupa di cadaveri, il mestiere di Doc è quello di scioglierli. Lo stesso Dürrenmatt si definisce «il commediografo più truce che ci sia» e aggiunge «La nostra è un’epoca del grottesco e della caricatura».
Già solo per questo aver scelto la forma allegorica, sorpassando la realtà, come contrappunto a quest’epoca di falso realismo o di sogni estetizzanti sfruttando i classici, fa venire la voglia di metterlo in scena.
Ma non solo per la forma drammaturgica (interessante anche per i dialoghi veloci, intervallati dai monologhi dei personaggi ad uso del pubblico), Il complice mi perseguita da anni: la messinscena parte dal desiderio di dare un corpo a questi emblemi della nostra società che sono solo indicati per la loro funzione: i protagonisti, Doc, Boss, Cop, infatti, non hanno nome.
Doc, biologo di fama diventato tassista in seguito a una crisi economica, inabissatosi in un magazzino a cinque piani sotto il livello della città, si rimbambisce con i fumetti; la sua complicità consiste nell’accordo col mondo orribile che lo ha espulso dal processo produttivo.
Non fa denunce, constata: il mondo va così e tutto sommato lo accetta e sceglie l’indifferenza al mondo. E propone a Boss la sua macchina «perché niente più mi appariva riprovevole». Il suo solo periodo felice è quando decide di andare via con Ann e rifarsi una vita.
Boss, il capomafia potente e spietato, patriota convinto (ha partecipato a una battaglia di storica importanza per l’indipendenza nazionale, la presa di Isigaki), mentre fa ammazzare con la massima imperturbabilità chiunque lo ostacoli nella sua marcia di affarista, considera tabù i vertici istituzionali: i deputati, i senatori, il presidente...
Poi il terreno gli viene sottratto da sotto i piedi (se l’aspettava). Crudele e mai malinconico.
Senza veli o ipocrisie: «Il mondo degli affari si regge sul principio della violenza», dice.
E lui non è uno che ama autoassolversi o giustificarsi. Cop, che si pone all’inizio come Angelo sterminatore, discendente in linea retta dagli «uomini di legge» protagonisti dei romanzi giovanili Il giudice e il suo boia e La promessa: «Tutti disperati cercatori di giustizia nel mondo» (E. Castellani). Cop si insinua nell’impresa di Boss per vendicarsi e assicurarlo alla giustizia e trova contrari i vertici della società. E diventa anche lui un carnefice.
Ma anche gli altri personaggi sono affascinanti da scoprire e mostrare in scena. Il giovane anarchico Bill, un ribelle così radicale, così certo di aver ragione da ipotizzare una violenza
apocalittica. E poi Ann, piena di slanci sinceri ma complice passiva, e Jack potente finanziere. Jim e Sam, esecutori indifferenti, traditori alla bisogna, con famiglia. Mostri teatrali ma che fanno tutti parte (esclusi Jim e Sam) della classe medio-alta, appena sotto i vertici della società.
Seguendo le indicazioni di Dürrenmatt, compito del regista è di formare una compagnia e un contesto che renda possibile il gioco tragico-grottesco degli attori e scomparire dietro di loro.
Renato Carpentieri
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