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"Peggy Pickit guarda il volto di Dio" di Roland Schimmelpfennig, regia di Marcello Cotugno

Al Teatro Nuovo di Napoli l’ipocrisia del mondo occidentale con il testo dell’autore tedesco in scena fino a domenica 10



Peggy Pickit guarda il volto di Dio di Roland Schimmelpfennig, regia di Marcello Cotugno

Francesco Gaudiosi


Peggy Pickit guarda il volto di Dio è la storia di due coppie che, a distanza di anni, si ritrovano a cena. Si erano conosciuti tutti alla facoltà di medicina, poi la vita li ha separati: Liz e Frank sono diventati una famiglia della borghesia tedesca, con una figlia e una vita agiata. Karen e Martin sono partiti per l’Africa, con un lungo periodo di volontariato sul campo che li ha portati a conoscere una bambina, Annie, da loro curata e adottata a distanza dai loro amici. Durante la cena, emergono tuttavia alcune ferite lasciate aperte dalla distanza, dalla crasi tra la morale perbenista e la realtà dei fatti, dettata dalla volontà di osservare la vita attraverso una lente troppo distorta per capire le dinamiche che avvengono a migliaia di kilometri di distanza. Ecco che questa lente, così gradata della pulsione borghese in cui si consumano le vicende di questo spettacolo, porta a un paradossale conflitto tra due bambole: la costosa bambola occidentale Peggy Pickit con la ben più modesta bambola di legno che Karen e Martin hanno portato dall’Africa. Nel conflitto, emerge la bieca ironia di prevaricazione di Peggy Pickit: è più grande, bella, costosa. È costruita meglio, è fatta per far giocare e divertire le bambine tedesche, di modo tale che esse possano vantarsi del possesso di questo oggetto di fronte alla giudicante morale occidentale, fatta di uso e consumo rapido, di ostentazione della ricchezza e di inseguimento di un non meglio definito concetto di bellezza.


Marcello Cotugno porta in scena il testo di Roland Schimmelpfennig come primo momento di quella che è La trilogia tedesca – in collaborazione con l’Istituto Goethe di Napoli – che vedrà l’allestimento di altri due spettacoli di autori tedeschi. Nel testo di Schimmelpfennig, si assiste a una partitura drammaturgica che prevede continui straniamenti degli interpreti dal testo recitato, ripetizioni di battute e dialoghi con il pubblico volti a sottolineare momenti, circostanze, retro-pensieri che caratterizzano il momento dell’azione scenica. Quello che viene allestito da Cotugno è un fedele allestimento del testo, che vede in scena Valentina Acca (Karen), Valentina Curatoli (Liz), Emanuele Valenti (Frank) e Aldo Ottobrino (Martin). La particolarità di questo spettacolo sta nella particolare attenzione che viene posta sulle parole, sui movimenti scenici che intendono considerare l’iniziale divario tra le due coppie che gradualmente conduce lo spettatore a conclusioni che, seppur evidenti, non vengono mai palesemente dette dagli attori in scena. Si tratta della acchittata morale occidentale che vede negli Stati europei quella concezione eurocentrica volta a considerare l’Occidente come il centro del mondo, e dunque l’Africa come un’ “espressione meridionale” che si caratterizza per miseria e dunque per compassione nei confronti degli individui che vi abitano.


Cosa fare dunque di fronte a questa miseria? Come dimostrare l’atteggiamento compassionevole della borghesia occidentale affinché questa porti a dei risultati tangibili? Il principale strumento è, inevitabilmente, l’assistenza finanziaria. Spostare letteralmente fondi dall’Occidente ai Paesi in via di sviluppo è sembrato rappresentare il principale strumento di cooperazione per colmare un divario che per lunghi anni si è considerato prevalentemente economico. Da qui l’adozione a distanza di Liz e Frank di una bambina che non ha un nome: Annie è frutto di un giudizio sull’identità della persona che vede un nome evidentemente inventato, anche in questo caso di provenienza occidentale, per coniare la dimensione assistenzialistica della ricca famiglia borghese della Germania nella sua manifestazione di compassione verso l’Africa. L’adozione e quindi un legame sociale acquistato attraverso il denaro, tentativo della società occidentale di redimere le sanguinose colpe coloniali con l’elargizione di fondi nel tentativo di lavare le coscienze. Peggy Pickit guarda il volto di Dio è un testo profondamente riflessivo della drammaturgia tedesca, che Cotugno porta in scena in un allestimento drammaturgico capace di esaltare l’elemento di critica, indiretta eppure feroce, che l’autore indirizza all’Occidente nel suo complesso. Lo spettacolo, che ha debuttato nella sua XXI edizione di “Primavera dei teatri”, sarà in scena fino al 10 aprile al Teatro Nuovo di Napoli.


©RIPRODUZIONE RISERVATA

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