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“ ‘O figlio d’ ‘o maletiempo ” di e con Franco Pinelli

Al Teatro Biancardi di Avella dal 25 al 27 marzo 2022



‘O figlio d’ ‘o maletiempo

di Antonio Tedesco


Il teatro di tradizione è un patrimonio che va preservato e valorizzato e dal quale non si può prescindere per ogni ulteriore elaborazione scenica. Compresa quella che riguarda il teatro definito di sperimentazione o d’avanguardia. In particolare, la tradizione teatrale napoletana, in special modo quella collocabile a cavallo tra Ottocento e Novecento, è ormai da tempo ascrivibile alla categoria di “classico”. E in quanto tale non subisce il logorio del tempo, ma conserva costantemente la sua forza e la sua attualità. Non è un caso che i testi di Scarpetta (padre e figlio) siano stati frequentemente riletti e riproposti anche da teatranti di formazione diversa e, per così dire, non convenzionale. Ricordiamo per tutti un famoso allestimento che, negli anni Ottanta, Carlo Cecchi fece di Lu curaggio de nu pumpiere napulitano, di Eduardo Scarpetta, ma se ne potrebbero citare molti altri.

Franco Pinelli, che nella sua storia artistica si è distinto come convinto sostenitore di tale tradizione, ha portato in scena, dal 25 al 27 marzo scorsi, al Teatro Biancardi di Avella, un altro piccolo, inossidabile, classico di quella ricca tradizione teatrale, ‘O tuono ‘e marzo, che Vincenzo Scarpetta scrisse e rappresentò nel 1912. Ma operando una riduzione del testo, rivisto e rielaborato, per meglio favorirne la fruibilità ad un pubblico contemporaneo, e riproponendolo con il titolo ‘O figlio d’ ‘o maletiempo. Un’operazione che ha il merito, fra l’altro, di offrire anche a chi per motivi generazionali non ne avesse conoscenza, la possibilità di apprezzare e di godere di questi piccoli gioielli di arte scenica. Il lavoro di rielaborazione è consistito soprattutto nello snellire e rendere più veloce il testo, salvaguardandone, però, il linguaggio, la forma scenografica, i costumi e la gestualità degli attori, con un rigore quasi filologico. E proprio nel lavoro sugli attori si è maggiormente concentrata la regia di Pinelli. Sulla cura del gesto, della postura, di un certo modo di intonare le battute. Tutti elementi che rappresentano una sorta di “marchio di fabbrica” per questo specifico genere di teatro. L’intreccio è noto, un figlio concepito in una notte di tempesta con uno sconosciuto, nel buio susseguito a una mancanza di corrente elettrica. Figlio amorevolmente curato a distanza fino all’età adulta dalla madre, che ha mantenuto con tutti il segreto. Le macchinazioni di un servitore maneggione e profittatore, una serie di personaggi di contorno che intervengono a vario titolo nella vicenda. Il tutto a mettere in moto l’esilarante macchina di equivoci, malintesi, capovolgimenti inattesi, quell’intricato groviglio di situazioni che rappresentano, in definitiva, solo lo spunto da mettere al servizio “dell’Arte della Commedia”, per dirla con Eduardo (per inciso, ‘O tuono ‘e marzo aveva un posto importante nel suo repertorio teatrale). Arte della Commedia cui la compagnia Proteatro, che ha promosso e realizzato questo allestimento sotto la guida di Franco Pinelli, ha fatto onore, sia nel lavoro di insieme che nelle prove dei singoli attori. Dal servitore Turillo, interpretato dallo stesso Pinelli, al Felice Sciosciammocca di Antonio Lippiello, a Sofia e Saverio Borzillo, rispettivamente Marina Moscatelli e Carlo Maratea, con Antonio Tortora, Mariella Del Basso, Felice D’Anna, Franco Tortora, Fabrizia Giannicola, Maria Grazia Napolitano, tutti hanno contribuito con impegno e, ci verrebbe da dire, con dedizione scenica, al buon esito dello spettacolo, che si è avvalso anche delle belle scenografie di Massimo Malavolta. Convinto e caloroso l’apprezzamento del folto pubblico che gremiva l’accogliente Teatro Biancardi di Avella.


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