Con la regia di Peppe Miale in scena al Piccolo Bellini di Napoli
Di Francesco Gaudiosi
Tra i massimi successi del drammaturgo, regista e sceneggiatore italiano Edoardo Erba vi è un testo che ha colto nel segno lo stato della cultura(e in particolar modo del teatro) degli ultimi vent’anni. Si tratta di “Muratori”, testo scritto nel 2002 che ha assistito a numerosi allestimenti teatrali nel corso degli anni, con altrettante traduzioni dall’italiano al dialettale, in particolareil romanesco, il friulano per poi arrivare al napoletano. Ed è proprio con la regia di Peppe Miale che va in scena al Piccolo Bellini di Napoli – fino all’11 dicembre - l’allestimento partenopeo di questo spettacolo, con in scena Massimo De Matteo, Francesco Procopio e Angela De Matteo, per una produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro.
Due muratori, intenzionati ad avviare un’impresa edile autonoma per soddisfareil loro desiderio di benessere finanziario, accettanodi costruire un muro sul palcoscenico di un teatro ormai abbandonato. Il lavoroè un chiaro abuso edilizio, per rispondere alle esigenze del proprietario di un supermercato adiacente che necessita di maggiore spazio come deposito per la sua attività commerciale. Poco importa la storia di quelle assi di palcoscenico, di quelle tende di velluto blu logore segno di un fasto ormai passato, delle locandine di spettacoli andati in scena e ormai derisi dall’ingenua ignoranza dei due operai che allestiscono il cantiere per innalzare il muro nel giro di una notte. Un lavoro facile, apparentemente banale, in cui fa breccia però un terzo personaggio, il fantasma di una donna che apre le coscienze dei due uomini e mostra una verità (o forse una finzione) teatrale del tutto ignota ai due operai ormai prossimi alla conclusione del muro. Il muro divide, separa, crea uno spazio di incomunicabilità tra quello che era un vecchio palcoscenico e una platea buia.Il muro segna anche la fine della cultura, della magia teatrale che scandiva il battito di un’emozione, l’elogio della parola, il valore di una storia.
Mentre il pubblico in sala assiste veramente alla creazione del muro, attraverso un concitato dialogo tra i due protagonisti (con un’ottima complicità scenica di Massimo De Matteo e Francesco Procopio) irrompe in palcoscenico Giulia (interpretata da una convincente Angela De Matteo), una figura estranea alla rozzezza di linguaggio dei due protagonisti, segnando l’inizio di un’inquietudine strisciante che logora le coscienze dei due muratori, sempre più dissuasi dalla conclusione di questo lavoro.
“Muratori” è un testo che già nel 2002 trattava del tragico tema della crisi della cultura, e della trasformazione delle sale, siano esse teatrali o cinematografiche, in squallidi supermercati che sostituiscono i muri ai sipari. Il testo di Erba è un j’accusealle istituzioni culturali che abbandonano a una fine infelice le piccole sale teatrali di provincia, gli spazi di aggregazione in cui si forma e si sviluppa la coscienza civile del cittadino e la sua capacità di pensiero critico, di libero arbitrio e di crescita individuale acquisita attraverso la cultura. Molto apprezzato è poi l’allestimento del regista Miale, che nella traduzione napoletana restituisce quel senso di spietatezza del mondo plutocratico che se ne infischia del valore sociale attribuito agli spazi culturali, in ragione di crescenti opportunità di profitto per impresari sfacciati e senza scrupoli.
Sono passati vent’anni, e la situazione è forse addirittura peggiorata rispetto alla condanna contenuta nell’originale testo di Erba del 2002. La chiusura dei teatri a causa della pandemia ha segnato la fine dell’esistenza di molte sale cinematografiche e teatrali, con l’inesorabile sostituzione in luccicosi supermercati o plasticati negozi cinesi. Dove prima vi erano foyer, ora giacciono casse con chincaglierie di qualsiasi genere pronte a soddisfare le esigenze più strampalate di cittadini ormai stanchi di andare a teatro, ben disposti invece a spendere i propri guadagni in oggettistica o cibo di ogni genere pronto a soddisfare le aspettative della società del guadagno.
“Muratori” è una riflessione sul consumo, con l’auspicio che dal consumo, smisurato, di beni e di cibo, si possa tornare a sognare di nutrire anche l’anima attraverso la cultura. È un’opera di sensibilizzazione scenica che emoziona e segna, inesorabilmente, il ruolo di ciascuno spettatore, sia esso occasionale o assiduo frequentatore, a contribuire a mantenere in vita, con la sua presenza in sala, uno spazio culturale in cui continuare a sognare e ad emozionarsi.
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