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“Kobane Calling On Stage” da Zerocalcare

Nicola Zavagli alla regia al Teatro Bellini di Napoli dal 10 al 22 maggio



di Marco Catizone


Quale il demone contorto, la libido esiziale, lo spirito nefasto dei primordi, che s’impossessa di noi derelitti, figli del caos, quando imbracciamo armi e diamo la morte ai nostri consimili? Una regressione ferale, d'istinto impulsivo ed ontologico: sanguigna natura d'uomo, ca va sans dire. Almeno a riflettere sull’ultimo conflitto d’Ucraina, l’ennesima marziale catabasi, arrovellandosi sugli animal spirits che ogni sporca, schifosissima guerra, porta diuturnamente ai pascoli, per pascere a brani, avvelenando i pozzi della pietas e dell’istinto vitale.

“Kobane Calling On Stage”, dalla graphic novel di Michele “Zerocalcare” Rech, opera in subcoscio, eviscerando il senso ultimo della ricerca di libertà e del coraggio, innanzi al senso estremo del sacrificio, attraverso un diario intimo d’un trentenne fine millenial, in fuga da rovelli karmici, d’una periferia metropolitana, seguendo un antagonismo radicale, eppure, e sempre, in salsa occidentale. Un’ odissea inchiostrata, da Rebibbia, afflato e borborigmi de Roma, all’onfalos mediorientale, in piena guerra siriana, nel cardio del Rojava, alle falde nordiche del Regno del tiranno Assad, nel pugno della ribellione al regime; sul fronte della resistenza all’ISIS, nel lontano 2016, quando a vivere e morire ci si metteva uno spasmo, un battito d’anima sbreccata a polvere.

Rojava, come egida, come flusso cosciente, d’uomini in reflusso tra i lumi ed i succhi acidi d’una guerra a tenaglia, stretti tra Siria, Califfato, Turchia, che a unghie e sputi, ad Ak-47 e PKK, alzavano bandiera curda, di fiera resistenza, contro il demone Baal delle orde imbastardite d’un islamismo anfetaminico, drogato di barbarie, per negazione di compassio, religio ed incoscio; unica fede riposta nella Bestia, la superna violenza, nella “terra da insanguinare”, negli istinti delle viscere, da intingere e slavare, a colpi di machete e bombe a grappolo.

Morte a Dio, e all’uomo, e “non vi fate sedurre, non esiste ritorno” , chè coscienza e morale non albergano più, chè imperat il vello ormonale e chimico, di un istinto teratologico, bestiale perché senza raziocinio, di uccidere per il gusto di annientare: ma la bandiera a crudo svetta, e resiste, nella Rojava e ovunque si sollevi il capo, a rischio di morire: la recherche della libertà esige tributo.

Pièce a commistione, “Kobane Calling On Stage”, una marea galoppante di emozioni contrastanti, a nulla servono gli spiriti guida, i mammuth e gli armadilli zerocalcarei, a quietare l’animus d’un giovane uomo travolto dalla brutalità dell’esser umano, perché nulla prepara a sfidare il demone, perché Baal è botro da cui nulla traspare, né velleità, né subornazione, solo il quieto nero della fine; eppure.

Eppure Zerocalcare, ed il suo alias trasposto in scena, spogliano gli uomini della loro retorica, svelando il senso ultimo del resistere: quando la terra si bagna del sangue, non c’è retorica che tenga, c’è solo da combattere per preservare un ideale, morire oggi o domani e forse, ma da uomini, da spiriti refrattari al giogo.

Rigurgiti in bianco e nero, sullo schermo montato in ligneo asse riverberano le tavole di Rech, l’occhio affonda nello story- telling made in China, mentre i ragazzi in scena (attori nevvero giovani e perfettamente muscolari, amalgamati nella parte) , sollevano il senso dell’esser scenico pubblico, quinta rovesciata, centrando il conto sul non-sense della mattanza, dando voce allo spaesamento dei nostri valori, al cortocircuito ermeneutico e tutto occidentale, del vestirsi a sciassa e lustrini, montando ex cathedra, vomitando refoli di nuddu ammiscatu cu’ nnenti, non sapendo, prosaicamente, una beata del mondo, l’immenso tutto che ci cresce intorno.

Plauso per uno spettacolo innovativo, necessario e vitale, esiziale, sovente in tempi di massima confusione di segni, come quelli che ci tocca vivere, all’ombra dei Putin in fiamme.

“Kobane Calling on Stage” al Bellini di Napoli dal 10 al 22 maggio 2022 si avvale dell’adattamento e della regia di Nicola Zavagli. Con Massimiliano Aceti, Fabio Cavalieri, Marco Fanizzi, Michele Lisi, Carlotta Mangione, Alessandro Marmorini, Cristina Poccardi, Marcello Sbigoli, Pavel Zelinskij, et alia.


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