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“Incognito”, pièce sulla nostra identità

Chi è di scena? Il cervello



di Maddalena Porcelli

Protagonista è il cervello, misterioso organo ancora oggetto di studio da parte degli scienziati, una macchina narrativa che codifica, archivia e recupera. Quattro attori che interpretano 21 personaggi e che si alternano avanti e indietro nel tempo, vestiti del colore della materia grigia, veicolano queste funzioni e ruotano intorno a tre storie principali. Due sono vere: quella di Thomas Stoltz Harvey, il patologo che sezionò il cervello di Einstein alla ricerca di un gene del genio; e quella di Henry Molaison, che perse la memoria a lungo termine dopo un intervento chirurgico, in cui gli fu asportata una parte del cervello al fine di curargli l’epilessia. Infine, c’è quella, inventata, di Martha, una neuropsicologa che si sforza di capire la propria mente sondando quella dei suoi pazienti.

Questo è Incognito, l’opera del drammaturgo Nick Payne rappresentata a Londra e a New York nel 2015. A renderla nota al pubblico italiano è stato l’attore e regista Andrea Trovato che nel giugno di quello stesso anno, grazie al premio “Franco Molè” come miglior attore, ebbe l’occasione di assistere alla sua messa in scena al Manhattan Theatre Club di New York. Da quel giorno, egli dice, non ha mai smesso di volerne promuovere la diffusione. Dopo averla tradotta, con l’aiuto di Giulio Forges Davanzati, con il quale ha fondato nel 2007 l’associazione culturale Carmentalia, ha fatto sì che si realizzasse una coproduzione con la Compagnia Gli Ipocriti Melina Balsamo, che gli ha permesso di rappresentarla lo scorso anno, per tre settimane consecutive, al Teatro La Cometa di Roma, e ora, dal 10 al 14 aprile, al Nuovo di Napoli.

“Sono stato davvero onorato d’incontrare compagni di viaggio come, oltre al già citato Giulio Forges Davanzati, Désirée Giorgetti, Graziano Piazza e Anna Cianca, attori di talento, disponibili e generosi; Pietro Sperduti, un vero maestro della luce; Fabio Antonelli, un giovane e sensibile compositore che ha curato le musiche originali; Tiziana Massara e Roberta Serra, costumiste eccellenti; Luigi Ferrigno, che ha intuito il mio bisogno di una scenografia essenziale, e infine tutti gli altri, assistenti, tecnici, organizzatori e produttori, tutti indispensabili”. Andrea Trovato è energia allo stato puro, per l’entusiasmo e l’orgoglio con cui parla del suo lavoro e delle risposte positive ricevute dal pubblico e dalla critica. Considera Nick Payne uno dei più interessanti autori contemporanei e aggiunge di non aver mai assistito a un teatro con una costruzione drammaturgica come quella di Incognito, dove si gode del continuo esercizio di stile di quattro attori, chiamati a interpretare personaggi diversi.

“In tal senso”, spiega il regista, “questo testo è figlio del suo tempo, perché si rivolge a un pubblico già predisposto a un linguaggio cinematografico, in cui è possibile seguire più storie spazio-temporali contemporaneamente”.

Ma cos’è l’incognito, chiedo. “L’incognito è ciò che non saremo mai in grado di conoscere fino in fondo, siamo noi stessi, un’identità di cui siamo in costante ricerca ma che non può prescindere dalla relazione con gli altri e con il mondo”.



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