di Generoso di Biase
L’idea di raccontare un’umanizzazione dei Santi e anche di qualche divinità di grado superiore, non può non indurci all’accostamento al film di Wim Wenders “Il cielo sopra Berlino”; naturalmente, affatto diversi gli scopi perseguiti dal regista Teutonico e dal napoletano Davide Morganti, autore di “Dicerie sui Santi e altri malumori”, da cui ha, invece, tratto spunto Gea Martire, per il suo monologo “Sottosopra”, di cui tratteremo in questo articolo.
Domenica 3 aprile, alla Sala Ichos di Napoli, il pubblico ha calorosamente approvato, sia con continui scoppi di risa durante lo spettacolo che con un lungo applauso finale, l’ennesima convincente prova dell’attrice torrese.
In scena Gea Martire è stata accompagnata dal bravo Valerio Virzo, autore delle musiche. Sassofonista di valore che si è prestato a dare voce, meglio note, alle sensazioni del diario “Hitchcock”, chiamato così dalla sua redattrice, Antonietta Formisano, protagonista dell’intera vicenda, perché, come l’omonimo regista cinematografico Britannico, grande maestro del brivido, mette paura per gli accadimenti che vengono sulle sue pagine riportati. In effetti, brava l’autrice che pur riservando quasi tutto per sé il palcoscenico, è riuscita a crearsi una spalla, seppure inanimata, con Hitchcock.
Gli accadimenti, che costituiscono la trama, hanno sullo sfondo la pandemia COVID, ma sono caratterizzati dallo sbarco di divinità, provenienti dal Paradiso, in una città come Napoli. Che sia la città di Napoli, che sia il desiderio di vivere sensazioni mai provate, vista la probità che li ha distinti in vita, per poter, poi, dopo la morte, divenire Santi, i nostri Santi, giunti per indicare la retta via, iniziano a vivere, e con gusto, emozioni ed esigenze tipiche degli uomini, compresi i vizi e le cattiverie.
Il testo, per quanto ben supportato dalla bravura degli artisti in scena, risulta abbastanza ibrido. Dividendosi tra comicità moderna e tradizionalmente partenopea. Sarebbe stata, forse, necessaria, una scelta più netta, atteso che i temi trattati sono attinti dalla contemporaneità. Battute originali, attuali, un po' si sono perse nella recita della napoletanità. Questo ci induce a ritenere (pienamente consapevoli di rischiare l’accusa di blasfemia dai Santi venuti a Napoli), che, forse, un testo in italiano avrebbe dato maggiore vis comica alle battute.
Resta, però, che il risultato di far ridere con “Sottosopra”, sia merito della recitazione, del testo o della loro combinazione, atteso l’entusiasmo del pubblico della Sala Ichos con cui ha accolto il monologo di e con Gea Martire, si può affermare pienamente raggiunto.
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