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"Ferito a Morte" di Raffaele La Capria adattamento di Emanuele Trevi regia di Roberto Andò

Al teatro Mercadante di Napoli dal 19 al 30 ottobre



di Generoso di Biase


C’era grande attesa per la prima al Teatro Mercadante di Napoli di “Ferito a morte”, l’adattamento teatrale curato dallo scrittore, vincitore del premio Strega 2021, Emanuele Trevi, del romanzo più internazionale della letteratura italiana e il meno tipicamente napoletano scritto da un figlio di Napoli. Romanzo, come è noto, con cui Raffaele La Capria, a sua volta, fu gratificato con il premio Strega, anno 1961.

Non è certo un caso che tale compito sia stato affidato allo scrittore Trevi, non solo perché i due, come noto, erano legati da una forte amicizia, ma anche o, forse, soprattutto perché accomunati dallo stile delle proprie narrazioni; uno stile estraneo all’estetica del classico racconto italiano.

Va immediatamente affermato che l’attesa non è stata tradita. Il pubblico della prima al Teatro Mercadante di Napoli ha assistito a due ore, senza alcun intervallo, di uno spettacolo avvincente, i cui meriti Trevi deve equamente condividere con l’ottimo Roberto Andò, la cui direzione non ha mostrato sbavature. Il compito era assolutamente arduo, per entrambi. La trasposizione teatrale di un romanzo che non rispetta la cronologia, che mescola il tempo come un baro fa con le carte da gioco, è compito ai confini dell’impossibile. Invece, è stato perfettamente assolto dal duo Andò-Trevi. Senza sottrazioni né edulcorazioni delle atmosfere e delle emozioni che infonde la lettura del romanzo.

La voce narrante (anzi, la principale voce narrante), Massimo, da adulto, il protagonista della storia (lo pseudonimo sotto cui si nasconde lo stesso Raffaele La Capria), interpretato da Andrea Renzi, una voce classica, distante dalla napoletanità, omaggio molto probabilmente allo stile anglosassone, tanto amato da La Capria, insieme all’ottima coreografia, prodotto di un’equipe di grande spessore, hanno avuto la capacità di rendere il tempo nella maniera esatta di come viene espresso nel racconto. L’originalità narrativa del capolavoro “Ferito a morte”, e, in particolare, la componente più caratterizzante (se non la più difficile) della struttura narrativa del romanzo è stata pienamente rispettata. I tempi scanditi, appunto, dalle voci narranti, le scene che si aprono e si chiudono come cassetti di un comò, le dissolvenze con le immagini del mare di Napoli che, prima, investono lo spettatore per, poi, ritirarsi, lasciando il posto a quadri di vita quotidiana, danno il senso del tempo così come esposto dallo scrittore nel proprio racconto. Un tempo che fugge dalle mani degli uomini, lasciando malinconie e sconfitte.

All’altezza dello spettacolo tutti i componenti della nutrita compagnia di attori. Menzione speciale, oltre al già citato Andrea Renzi, va riconosciuta al personaggio della signora De Luca, interpretato da Gea Martire, e di quello del Fratello di Massimo, Ninì, interpretato dall’attore Giovanni Ludeno, perfetto, anzi perfetti entrambi nel portare sul palco la (non) napoletanità di La Capria: non macchiette ma gente sconfitta dalla vita, che, per sfuggire alla realtà, fa ricorso alla propria fantasia, inventandosi regole che diventano per loro un apodittico quanto salvifico credo. Non va dimenticata anche l’interpretazione della scena finale da parte di Sasà, l’attore Paolo Mazzarelli, che, con maestria, dà il suggello alla, tra le tante, maggiore anima della storia: la malinconia. Una malinconia dettata dal tempo che scorre e dalla consapevolezza che lascia delle proprie e delle altrui sconfitte.

Ai primi citati si aggiungono, Paolo Cresta, alias il professore Gaetano, Anna Quattrocchi, la nonna, Marcello Romolo, zio umberto, Giancarlo Cosentino, il signor De Luca, così come Matteo Cecchi, Lorenzo Parrotto, Antonio Elia, Sabatino Trombetta, Rebecca Furfaro, Laure Valentinelli, Clio Cipolletta, Vincenzo Pasquariello, tutti impeccabili nel ruolo affidato loro dal regista.

Va rimarcato, come anticipato, che grande contributo alla trasposizione in scena della narrativa di La Capria è fornito da Gianluigi Gargiulo, che ha curato le scene e le luci, insieme al suono, Hubert Westkemper, e ai video di Luca Scardella, che hanno fatto letteralmente immergere lo spettatore nel mare di Napoli. Aderenti, infine, al periodo storico, i costumi di Daniela Cerigliano

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