Sabato 26 novembre 2022, Teatro Nuovo Napoli. Una lunga cavalcata nel mondo del signor G, nelle sue parole e nelle sue canzoni, con leggerezza e, al tempo stesso, la profondità dei suoi testi
Sono passati quasi cinquant'anni, sono tanti. Stupisce e rincuora che Gaber sia riuscito ad anticipare i tempi, a scrivere la storia prim’ancora che questa fosse presente. Terribilmente d’attualità, era capace di raccontare la realtà come pochi al mondo, ma, allo stesso tempo, di andare oltre.
In Far finta di essere sani, che arriva al Teatro Nuovo di Napoli sabato 26 novembre 2022 alle ore 19.00 (in replica domenica 27) in forma di teatro concerto, tutto questo è ancora più evidente seguendo il filo rosso di canzoni e monologhi dalla tematica certa e forte con l’idea e la possibilità di raccontarlo oggi.
Sul palcoscenico Andrea Mirò, artista eclettica, polistrumentista, autrice, cantante e direttore d’orchestra, ed Enrico Ballardini, attore, musicista e cantautore, riportano in scena la riflessione ironica e graffiante del Signor G sul rapporto fra desiderio di essere e impossibilità di esserlo.
Le musiche sono arrangiate ed eseguite dalla travolgente band Musica da Ripostiglio, presente da anni sui palchi dei festival di jazz e sui palcoscenici teatrali di tutta Italia, composta da Luca Pirozzi (voce, chitarra, banjo), Luca Giacomelli (chitarra), Raffaele Toninelli (contrabbasso), Emanuele Pellegrini (batteria e percussioni).
Monologhi e canzoni esortano a riscoprire quel percorso narrativo con cui Gaber e Luporini nel 1973 affrontavano i temi universali del disagio sociale e generazionale, puntando l’attenzione sull’essere schizoide dell’uomo contemporaneo.
Pare che l’uomo attraversi una fase un po’ schizoide dove a volte il proprio corpo è assai distante da certi slanci ideali.
Da una parte è pronto agli slanci ideali, dall’altra tenuto a terra dal proprio egoismo e dai finti bisogni materiali: temi e contenuti quanto mai attuali in questo tempo segnato dal Covid.
Gaber e Luporini sottolineano una certa incapacità di far convergere gli ideali con il vivere quotidiano, il personale con il politico. Il “signor G” vive, nello stesso momento, la voglia di essere una cosa e l’impossibilità di esserla. É forte, molto forte lo slancio utopistico.
La ricerca dell’interezza, l’intralcio delle maschere imposte dalle convenzioni sociali, la disfatta dell’innocenza di fronte ai macrotemi della politica e dell’impegno, sono tutti temi che Giorgio Gaber aveva saputo proporre con irresistibile ironia oltre mezzo secolo fa, ma che continuano a essere attuali, anche agli occhi dei contemporanei.
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