Racconti per Ricominciare 2022
di Rita Felerico
Il Sud misterioso, dolorante e lacerato, distante dalla conclamata tradizione del mitico racconto del Grand Tour è racchiuso nelle parole e nella poetica di Ingeborg Bachmann che, nei racconti dei Tre sentieri per il lago, quando si apre alla inquietudine del linguaggio e del sentire ‘femminile’ con più chiara determinazione, narra dell’impalpabile, terremoto sommerso ( aggettivazione di Luciano Melchionna ) che lega i due mondi, quello femminile e quello del Sud e la Bachmann a Ernesto De Martino.
E Luciano Melchionna, ispirandosi ai suoi racconti, cura lo spettacolo Donne nell’ambito del Festival Racconti per Ricominciare ( prodotti da Ente Teatro Cronaca – Vesuvioteatro ) . AVilla Bruno, una improbabile ’oasi di verde e di pace’ in pieno centro cittadino, con tanto di abitazioni, giostre e rumori di clacson, ha messo in scena un vero concerto di voci femminili che si è perfettamente armonizzato con il cinguettio degli uccelli, il profumo dei gelsomini, il verde dei prati.
Teatro nel teatro offerto da una natura inaspettata, Villa Bruno ha accolto le voci di quattro brave attrici/interpreti : Chiara Baffi, Federica Carruba Toscano, Carla Ferraro e Adele Vitale con i loro monologhi, forme di resistenza in tempi bui, quelli che seguono ai disastri materiali e spirituali. Il latrato apre l’immaginario sipario con come protagoniste una fredda, cinica, affascinante e a suo modo quasi ripugnante Carla Ferraro, voce narrante di una realtà dura e senza vie di scampo, pronta a mettere sul tappeto la dura verità che si cela dietro al rapporto filiale della sua padrona. Abbarbicata ad un albero, timorosa, Adele Vitale cerca di dare voce alla speranza e alla fiducia, qualità e valori che sembrano però essere del tutto spariti.
Bravissima Chiara Baffi nel monologo Occhi Felici ; affacciata ad un ombroso balconcino,mi ha ricordato nella sua appassionata interpretazione il racconto de Gli occhiali di AnnaMaria Ortese : cosa significa guardare, quanto siamo ciechi, quanto si rivela forse più giusto il ‘non vedere’ per estraniarsi dalla cattiveria e dalla superficialità del mondo? E Chiara mi ha ricordato ancora una delle donne di Édouard Manet, nel bellissimo quadro Il balcone (1868-1869 conservato a Parigi, Musée d’Orsay), la donna seduta il cui sguardo sembra proprio essere cieco e nascondere tutta la luminosità all’interno degli occhi. Chiara con bravura coinvolge nel suo dramma – che si stempera nell’accogliere la verità e quindi la vita così com’è – il pubblico che rincorre e da cui si fa rincorrere incrociando i piccoli sentieri di quell’angolo divenuto palco di teatro, palcoscenico , spazio raccolto di confidenze.
L’ultimo racconto, Problemi problemi, è affidato alla ‘quasi isterica’ Carla Ferraro – la donna che raggiunge il suo fidato parrucchiere per evadere da una bruta realtà, che vive come finzione - e alla stupita e accomodante Federica Carruba Toscano, una specie di alter ego che cerca disperatamente di rincorrerla nella sua follia e calmarla. Brave ad arrampicarsi veloci, con sicurezza e naturalezza nella griglia di quello che doveva essere un gazebo o una copertura di orto, ad usarla come scenografia e come trama delle loro uterine esternazioni le due attrici rappresentano il tono più umoristico e ironico dell’intera rappresentazione.
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