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Ctf - "Mafia: Singolare Femminile", di Cetta Brancato, Marzia Sabella

Capodimonte – Giardino paesaggistico di Porta Miano - 19 giugno ore 21.00 - Nell’ambito del Campania Teatro Festival 2022.



di Pino Cotarelli


Napoli – Mafia: singolare femminile, l’opera teatrale scritta dalla drammaturga Cetta Brancato e dal magistrato Marzia Sabella, tratta liberamente dal libro Nostro Onore di Marzia Sabella, pubblicato da Navarra Editore, affronta la realtà delle donne appartenenti alle famiglie mafiose, mettendo in evidenza quelle loro distorte convinzioni, frutto di una subcultura fatta di conformismi e di falsi miti, dove omertà e distorto senso dell’onore, consentono la continuità della normalità dei rapporti nel proprio ambiente. Impensabile quindi abbandonare le abitudini e quei concetti forgiati nelle complesse complicità malavitose di madre, sorella, moglie, per accedere ad una vita onesta, anzi, viene rinnegato qualsiasi tipo di pentimento e si arriva persino a disconoscere i legami familiari e di sangue in caso di pentimento di un parente. Una logica distorta tuttora difficile da estirpare; storie reali ricostruite da documenti processuali, sottoforma di monologhi, riportate in una drammaturgia che richiede profonda conoscenza della realtà mafiosa e una buona conoscenza del dialetto siciliano, per poterne rendere la giusta efficacia dei personaggi. Molto brave le tre attrici, una quarta ha ricoperto il ruolo di prefica intervenendo tra un monologo e l’altro: Stefania Blandeburgo, Maria Teresa Coraci, Giuditta Perriera, Francesca Picciurro, acclamate dal pubblico con interminabili applausi, per la bravura e l’intensità della resa attoriale che hanno dimostrato. Storie intrecciate nei legami familiari, con omicidi, condanne, vendette; famiglie intere distrutte, sofferenze di madri, mogli, sorelle e figli; attese interminabili di fine pena, un susseguirsi di tristi vicende ma anche di simpatica ironia, si susseguono nei racconti. Una scenografia essenziale di Elisabetta Giacone, con sedia a rotelle e una sorta di culla da cui si prelevavano oggetti di scena per i vari personaggi. Un inizio, con grida alla volta delle finestre di un carcere, per inviare i messaggi ai parenti carcerati per rassicurarli o per comunicare, in codice, avvenimenti in corso, ma anche per avere quel minimo di contatti, anche se da lontano, che non sono permessi per i condannati, in particolare per quelli al 41bis. Una fine identica, con le stesse grida alla volta del carcere, a sottolineare la vita da carcere interna per i parenti condannati, che accomuna quella esterna dei familiari. L’oculata regia di Enrico Stassi ha previsto anche il meticoloso e giusto posizionamento degli attori mentre si alternavano nei monologhi. Un ottimo spettacolo da seguire prodotto da Fontarò – Circolo Arci Di Palermo.

Aspettando Godot – di Samuel Beckett

Regia, scene, luci e costumi di Theodoros Terzopoulos. Al Teatro Bellini di Napoli dal 24 febbraio al 5 marzo di Antonio Tedesco Beckett ritornò più volte sul testo di Aspettando Godot, specie in occa

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