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Ctf - " La giovinezza è sopravvalutata" di Paolo Hendel e Marco Vicari, regia Gioele Dix

Real Bosco di Capodimonte – Giardino paesaggistico di Porta Miano – 15 giugno ore 21:00



La giovinezza è sopravvalutata

Di Alex Capuozzo


Sono certo che per molti, Paolo Hendel è il volto di Carcarlo Pravettoni, il cinico CEO della Carter & Carter di Mai dire Gol stagioni 1996-1997 o di Pippo, l'esuberante meccanico de Il Ciclone, il film che ha dato nel 1996 il successo definitivo a Leonardo Pieraccioni.

Chi ha superato i cinquanta probabilmente lo ricorderà apparire anche in A Ovest di Paperino, il film d'esordio dei Giancattivi (il trio Benvenuti, Cenci, Nuti n.d.r.) del 1982 o in Speriamo Che Sia Femmina di Mario Monicelli nel 1986.

Paolo Hendel fa parte di quel nutrito gruppo di attori che, negli anni 70, 80 e 90, hanno animato la comicità italiana, portandola dai piccoli teatri dove si faceva cabaret, alla popolarità televisiva e anche cinematografica.

Alla bella età di 65 anni, Paolo, porta al Campania Teatro Festival, per una rappresentazione unica, "La giovinezza è sopravvalutata", scanzonato monologo diviso i sette capitoli che ha debuttato nel 2020 e che affonda le radici nell'omonimo libro edito da Rizzoli nel 2018. Regia di Gioele Dix che partecipa in voce e Marco Vicari accreditato come co-autore.

Nessuna malinconia, 80 minuti spensierati con frequenti incursioni nell'attualità, partendo dall'anziano Leopardi per arrivare ad una piccola antologia di Spoon River rivisitata e aggiornata. I temi vanno dalle visite mediche più imbarazzanti che inevitabilmente arrivano dopo gli anni anta, al mondo delle badanti, ai piaceri del sesso maturo, alla gioia di far consapevoli fesserie. Consapevolezza e curiosità, con una buona dose di leggerezza, sembrano essere, per il protagonista dello spettacolo, gli elementi essenziali di una felice vecchiaia.

Non si parla mai male della gioventù, anzi, ad avercene ancora sarebbe bello ma, in età matura la vita diventa balocco, con alcuni contro ma anche con tutta una serie di opportunità da cogliere.

I toni sono sempre quelli del toscanaccio verace che spesso apre parentesi per prendere in giro personaggi dell'attualità politica. I due Matteo nazionali sono i bersagli preferiti. Si entra nel sociale quando elogia la capacità di continuare ad indignarsi per provare a cambiare le cose e poi ancora bordate di satira feroce contro i leoni da tastiera che popolano il web. Momento di leggero e ironico imbarazzo quando si arriva al tema della "livella" che a Napoli ne siamo fini conoscitori.

Il finale mi ha sorpreso e commosso. Un bis ironicamente "non richiesto", dedicato a babbo Hendel, scomparso di recente ultranovantenne. Uomo difficile, virile macho toscano che, lascia intendere Paolo, aveva più di qualche difficoltà a dimostrare affetto alla moglie e ai figli. Lo spettacolo si chiude con una riflessione autentica e toccante sul valore della fragilità della vita più che adulta e sul potere del perdono.


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