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Ctf - "Il re di Napoli" di Elisa Ruotolo, legge Cristina Donadio



di Rita Felerico


Napoli – Entrambe vivono di una bellezza elegante e delicata, trasparente e leggera, ed è questo che le fa somigliare, nonostante la differenza di colori; l’una Cristina, è chiara con occhi luminosi e cristallini, l’altra, Elisa, è mora, sottile, con uno sguardo profondo. Ma le unisce anche una qualità: la forte determinatezza e volontà nel perseguire sogni e obiettivi.

Cristina Donadio è nel cuore di noi napoletani e soprattutto delle donne di Napoli; ama la sua città e la storia della sua città che tante volte ha descritto nelle scene e sui set dei film. Cristina non è solo la Scianel di Gomorra, ma la donna di Napoli nelle visionarie immagini di Enzo Moscato, l’espressione della diversità nelle pellicole di Pappi Corsicato e soprattutto è la donna impegnata a dar voce alle donne che non hanno voce per far valere i loro diritti, l’attrice che rivendica il valore delle disparità e l’importanza di una etica sociale. Dalle sue sofferenze nasce il desiderio di condivisione e di conoscenza dell’animo umano.


Non poteva essere scelta voce più appropriata per interpretare e dare corpo il 16 giugno a Capodimonte ai personaggi descritti da Elisa Ruotolo nel racconto il re di Napoli scritto per Campania Teatro Festival – progetto speciale : Il sogno reale. I Borbone di Napoli ideato da Ruggero Cappuccio e curato da Marco Perillo. Mentre le parole uscivano dalle labbra di Cristina, si facevano vivi, come se fossero in carne ed ossa, fra il pubblico – presenza silenziosa di spettatori nella stanza da letto del principino Filippo sottoposto ad un ennesimo consulto medico- il re Carlo III, i suoi figli, Filippo e Ferdinando appunto, il Principe di Sansevero e l’amico fidato dei piccoli reali. In un crescendo emotivo, Cristina ha saputo trasfondere con passione la speranza, l’apprensione, l’amore, la gioia di stare insieme, le emozioni che univano i due fratelli.


Non è solo un gioco d’infanzia ad unire Filippo e Ferdinando – che in cuor suo non voleva divenire re al posto di Filippo– in quella notte in cui, scappati dal Palazzo, dopo aver rubato un prezioso ex-voto del padre, vanno alla ricerca del Principe mago, il Principe di Sansevero, noto a Napoli come colui capace di guarire anche i morti. E’ la speranza, è l’immaginazione liberata, in grado di esprimere ciò che è la verità e ciò che la verità nasconde, è il momento del desiderio che si realizza o quantomeno della possibilità che si realizzi e di quanto questo valga più di quello che la realtà offre. Un padre capace solo di sottostare al grigiore della sentenza medica -Filippo non potrà mai guarire e non potrà mai essere re – la freddezza di una nordica madre toccata dal vaiolo e fredda nel manifestare il suo amore.


Elisa, una delle autrici più promettenti del nostro panorama letterario scrive nel suo ultimo libro “Quel luogo a me proibito” : “ Il modo più sano per evolvere e crescere, in senso universale, credo sia quello di ascoltarsi. Chi sono veramente? Cosa desidero? E dopo aver dato la risposta più vera, non vergognarsene. Si diventa responsabili del proprio sé più intimo solo se non lo si tradisce, accettando docilmente l’infelicità”. Nel racconto i due fratelli sono coscienti della verità, ma vogliono essere altro e ribellarsi e Napoli misterica e crudele è lo scenario più adatto.

Cristina coglie a pieno, con le tonalità della voce, la docile ribellione al destino dei due bambini, che sono nel tempo del racconto non i ‘piccoli reali’ , ma due fratelli uniti dall’amore per la vita e per sé.


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