Capodimonte – cortile della reggia 21, 22 giugno ore 21.00 debutto assoluto
di Rita Felerico
Napoli -Felice Sciosciammocca da Roccasecca e sua moglie sono i ‘ cafoni di fuori’, quelli che vivono in provincia, un po' ammaliati dall’ atmosfera misteriosa della città e desiderosi quindi di scoprirne la bellezza. Ma, nella loro ingenuità e visione periferica delle cose, Napoli si presenta ai loro occhi non come quel magnifico, accogliente mondo ricco di sorprese e luci che immaginavano, piuttosto come un’arena da combattimento, piena di difficili ostacoli da affrontare anche solo per poter compiere facili azioni come andare al mare, alloggiare in una pensione, prendere un caffè e dialogare e sentirsi ‘cittadini’ fra cittadini. L’inadeguatezza è il sentimento più idoneo a descrivere la loro sensazione di essere fuori luogo, che li porta a vivere una brutta avventura, alla quale si aggiunge l’ inaspettata sorpresa di scoprire le bugie e lo stratagemma nel quale li ha irretiti il giovane nipote, avido di soldi, venuto in città dal paese per studiare e divenire medico. Ma Ciccillo – il nipote – non ha mai veramente studiato, ha fatto la bella vita con i soldi degli zii, e si è spacciato di essere divenuto medico, e per giunta medico dei pazzi, cercando di prendere ancora in giro lo zio Felice. La commedia della vita si rivela in tutta la sua ironica, amara verità.
Eduardo Scarpetta ne Il medico dei pazzi non smentisce quel particolare stile cinico, senza riserve, teso ad evidenziare in una divertente trama di inganni e verità quello che siamo, la nostra incapacità ad affrontare i problemi, a prendere atto con chiarezza della nostra codardia e caparbia tendenza a nasconderci dietro maschere che non ci appartengono, pur di stare ed apparire. Veder rappresentati i propri vizi in questa arguta chiave diverte il pubblico; si legge nelle note di regia : “ … V’ ‘o vvoglio di’ pe’ scrupolo ‘e cuscienza: io scrivo ‘e fatte comiche d’’a ggente… E a ridere, truvate cunvenienza?… Nun credo!”. Questo chiariva Eduardo nel ’49 in una sua breve poesia e, in questo sapiente ed accorato monito, operava una implicita rivisitazione della eredità artistica ricevuta dall’altro Eduardo”. Ma il pubblico, quello di ieri, quello di oggi, che nel cortile della Reggia di Capodimonte ha assistito il 21 e 22 u.s. alla messa in scena adattata da Claudio Di Palma per il Campania Teatro Festival, sembra accettare con egual entusiasmo questa chiave di lettura e divertirsi alla spudorata satira dei propri vizi. “ La spietatezza senza compassione di Scarpetta riproduceva così l’antica funzione del teatro: un’occasione di purificazione collettiva” , leggiamo ancora nelle note di regia, senza il tono malinconico e amaro di De Filippo.
Interessante la non invasiva nota di modernità introdotta dal regista: la filodifussione, la scoperta tecnologica che negli anni ‘50 omologa tutti, i cittadini di provincia e gli urbani, nei luoghi di conviviale condivisione, alberghi, bar, ristoranti, lidi balneari. Tutti ne possono godere , tutti possono ascoltarla possedendo in più la capacità di far rilassare e abbassare i toni di un frenetico modernismo che voleva già tutti – i rozzi provinciali e i fini cittadini- proiettati verso un unico scopo: comprare, consumare, comprare, consumare.
Bravissimi nel dare voce ai protagonisti le attrici e gli attori, la cui prova professionale e appassionata dimostra non solo il grande amore da loro provato per il teatro della nostra tradizione, ma il desiderio di riproporlo nei suoi accenti moderni e nei suoi topoi universali. Bravi nel proporre il difficile confine che separa la follia dalla normalità, seguendo lo sfilare degli accadimenti in un tempo che si trasforma in un susseguirsi di battute e riso, in un paradosso, bravi nella capacità di immedesimarsi con naturalezza nei ruoli senza possedere atteggiamenti stereotipati.
Spiccano Massimo De Matteo, negli abiti di Felice Sciosciammocca, che merita una nota di plauso, Chiara Baffi, moglie di Felice, Angela De Matteo, Peppe Miale, Alfonso Postiglione, nel panni del nipote Ciccillo; grazie per averci fatto ridere e sorridere, per aver dato vita, con l’aiuto della maestria di Claudio Di Palma ad una bella pagina di teatro.
Essenziali le scene che si armonizzano bene con il voluto accento di modernità, frutto della geniale creatività di Luigi Ferrigno, come i costumi-tutti stile anni ’50 -di Giuseppe Avallone e il delicato gioco di luci, a creare le giuste atmosfere.
Con Giovanni Allocca, Chiara Baffi, Angela De Matteo, Massimo De Matteo, Renato De Simone, Antonio Elia, Valentina Martiniello, Peppe Miale, Alfonso Postiglione, Federico Siano Scene Luigi Ferrigno Costumi Giuseppe Avallone Aiuto Regia Peppe Miale Assistente alla Regia Manuel Di Martino Coproduzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro Sgat (Senza Srl) Tradizione E Turismo – Teatro Sannazaro
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