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Ctf - Budello

Di Athos Zontini, legge Francesco Montanari

Il Sogno Reale. I Borbone Di Napoli

Un Progetto Di Ruggero Cappuccio Produzione Fondazione Campania Dei Festival – Campania Teatro Festival

Capodimonte – Giardino Dei Principi 8 Luglio Ore 21.00



Ctf -  Budello  montanari di Athos Zontini
foto di Guglielmo Verrienti

di Rita Felerico


Napoli – Iniziamo a parlare dell’autore del testo Budello, ovvero di Athos Zontini; dal suo primo romanzo Orfanzia del 2016 dove si narra di un bambino ossessionato dall’idea che tutti i bimbi siano messi all’ingrasso dai genitori per poi essere divorati ( da qui la sua scelta di non mangiare ), alla sua seconda pubblicazione La bella indifferenza (che affronta il problema dell’estraniamento verso gli altri ) del marzo 2012 passano un po' di anni. Nel frattempo approda alla radio e poi alla televisione come sceneggiatore.

Una esperienza che lima il suo stile e in qualche modo accresce la sua fantasia. Nel racconto il Budello, splendidamente letto ed interpretato da Francesco Montanari presso il Giardino dei Principi l’ 8 luglio per il Campania Teatro Festival all’interno del progetto Il sogno reale. I Borbone di Napoli ideato da Ruggero Cappuccio, coesistono la sua vena ‘oscura’ e la sua capacità di osservare dentro l’anima.

Il racconto prende spunto da una ‘bugia artistica’: tra gli ospiti del quadro che raffigura il matrimonio tra la Principessa Maria Carolina di Borbone e il Duca di Berry celebrato nella Cappella di Palazzo Reale a Napoli il 24 aprile 1816, è raffigurato Niccolò Paganini, che a quell’epoca non poteva in nessun modo essere a Napoli.

Da qui l’incipit per parlare dell’angelico genio musicale e artistico di Paganini che contrasta con grande divario dalla sua burrascosa vita, soprattutto sentimentale. Un doppio di cui spesso la letteratura ci parla e che qui Athos descrive con naturale leggerezza e veritiero accento, facendo parlare il suo amico avvocato, napoletano, affascinato dalla sua arte, chiamato più volte a coprire e ‘ apparare’ le sue magagne che non sa dire di no e rifiutarsi all’amico.

La vena oscura e più realistica è quasi tutta nella prima parte, quando con perizia e precisione descrive come si ricavino dalle budella di agnello le corde di un violino e sembra di vedere tutti i passaggi di una lavorazione tribale che non si penserebbe mai possa poi dare un risultato così poetico. La vena introspettiva si legge nelle parole che descrivono l’ammirazione e il contrastato sentimento amicale che lega Niccolò al suo avvocato o nella elencazione dei fatti che muovono le scelte dell’irresponsabile Paganini. Come può un uomo così imperfetto e quasi mediocre, brutto di aspetto donare ed esprimere tanta bellezza? Suonare come un angelo con precisione e tecnica? Davvero c’entra di mezzo il diavolo?

Francesco Montanari, uno degli attori italiani più amati del momento, classe 1984 , romano, diplomato presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, ha raggiunto parte della sua fama interpretando il ruolo del libanese nella serie tv Romanzo Criminale, ispirata alle vicende della banda della Magliana.

La sua lettura interpretativa ha dato corpo al testo, lo ha reso vivo ai nostri occhi, dato contezza di immagini e pensieri. Si comprende come non sia stata la sua una superficiale comprensione di senso, un semplice seguire il passo ritmico delle parole. Si comprende che ci è andato fino in fondo a scoprire il significato, lo ha fatto suo e non solo perché un bravo attore. Ricordando alla fine l’autore ( non sempre ciò accade per attori attrici/ori più autoreferenziali) ha voluto sottolineare non solo di aver apprezzato il testo, ma di essersi divertito nel recitarlo e di aver provato piacere nel rimandarlo al pubblico. Bravo Montanari.


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