Spettacolo emozionante, capace di raccontare la forza dell’amore, il desiderio delle passioni e talvolta anche il prezzo dei fallimenti
Di Francesco Gaudiosi
Il sogno della musica e la forza dei desideri sono i temi del nuovo spettacolo che vede in scena Marina Confalone, con debutto il 18 e 19 giugno 2021 al Bosco di Capodimonte nell’ambito del Campania Teatro Festival.
Un locale ormai in stato di completo abbandono, file di pacchi con gingilli impolverati e un vecchio piano Bechstein sotto un telo di plastica riempiono lo spazio di quello che un tempo era un piano bar.
Il “Blumunn”, per la precisione. Condannato a un triste destino, giacché il nuovo proprietario, il giovane Malachia – nome biblico affidatogli dal padre, appassionato di sacre strutture – è intenzionato a far diventare un locale per la vendita di pesce surgelato. Il “Blumunn”, la cui musica ha pervaso quello che era un suggestivo punto di aggregazione musicale degli anni ‘70, vede ormai la sua fine proprio nel 1982, anno di chiusura del piano bar.
Da quelle pareti la musica è destinata a scomparire, in funzione delle più profittevoli logiche commerciali, vedendo il palco lasciare il posto a giganteschi congelatori per contenere merluzzi provenienti dal Nord Europa e dall’Asia.
Lo spettacolo scritto da Marina Confalone sul palco con Lello Giulivo e Giovanni Scotti per la regia di Francesco Zecca.
Susy (Marina Confalone), anziana cantante del locale, che si palesa di fronte al turbato Malachia (Scotti) – da lei ironicamente soprannominato “Lucky” ̶ racconta le atmosfere di un tempo che si respiravano al “Blumunn”, la musica, le canzoni, talvolta anche gli incontri spiacevoli, che determinarono la fine prima della carriera di cantante da piano bar per lei e poi il lento declino del locale.
Questa donna, tuttavia, è una figura misteriosa, che sembra raccontare una vita stranamente sconosciuta a chiunque altro si palesi nel vecchio piano bar. Nel surreale dialogo, i due, all’inizio distanti ma via via sempre più in affinità, cominciano a spolverare i ricordi di vecchi bauli, riaccendere le luci di quella luna blu che in precedenza faceva da scenografia agli artisti che vi si esibivano.
La musica, creatura solitaria a cui Malachia non crede fino in fondo, disposto ormai a cedere alle esortazioni del padre a investire nel commercio ittico, è però desiderio ardente, strumento di dialogo con sua madre che non c’è più, filo rosso che lega in modo indissolubile Susy (forse proiezione musicale e materna, e per questo visibile solo al giovane) e Malachia, appunto. Nella dolcezza del rapporto tra i due, la musica è l’elemento che traccia la vita dei due personaggi, sancendo probabilmente l’alba di una nuova stagione artistica per il “Blumunn”.
Lo spettacolo rappresenta con finezza scenica il rapporto tra i due protagonisti nell’efficace intreccio generazionale tra il giovane Scotti e la poliedrica Confalone. L’atmosfera scenica, curata da Gianluca Amodio, ricostruisce un luogo surreale, un tempo di mezzo nel quale il “Blumunn” sembra destinato a diventare luogo di commercio per pesci congelati, anche se basta solo spostare qualche scatolone e accendere la vecchia luna blu per ricordare le melodie di un tempo.
“Blumunn” è uno spettacolo emozionante, capace di raccontare la forza dell’amore, il desiderio delle passioni e talvolta anche il prezzo dei fallimenti da dover pagare per aver sognato troppo nella vita; non rinunciando all’ironia che pervade l’intero testo grazie alla simpatia travolgente del personaggio interpretato dalla Confalone che rende l’allestimento assai godibile.
La regia di Francesco Zecca riesce a far emergere con particolare efficacia questo binomio: da un lato lo slancio vitale della gioventù, dall’altro l’umoristica presa di coscienza del tempo andato, di quello che poteva essere e non è stato. Eleganti e particolarmente funzionali le musiche di Mimmo Napolitano. I costumi sono di Annapaola Brancia d’Apricena, le luci di Pasquale Papa.
“Bluemunn” è uno spettacolo da vedere per sorridere ed emozionarsi, per non dimenticarci del valore dei nostri sogni e per capire che l’arte non è una “seconda possibilità”, ma è la condizione necessaria per una società più umana. Arte può essere desiderio, sogno, fallimento, ma è soprattutto amore per la vita.
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