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Addio ad Antonio Casagrande, attore e gentiluomo


Addio ad Antonio Casagrande, attore e gentiluomo

di Antonio Tedesco


Attore e gentiluomo. Classe, eleganza, riservatezza, disponibilità umana. Non sono appellativi di circostanza. Chiunque l’abbia conosciuto, abbia avuto l’opportunità di incontrarlo o di lavorare con lui, potrebbe testimoniarlo. Antonio Casagrande ci ha lasciato il 27 luglio scorso all’età di 91 anni. Con lui se ne va uno degli ultimi grandi esponenti della più solida e radicata tradizione del teatro napoletano. Quasi superfluo ricordare la sua lunga, proficua e prestigiosa collaborazione con Eduardo, che non aveva mai nascosto di averne grande stima. O le sue memorabili interpretazioni delle opere di Viviani per la regia di Giuseppe Patroni Griffi. Oltre alle numerose partecipazioni a film e sceneggiati televisivi dove, a prescindere dall’importanza del ruolo, imprimeva sempre un tocco di classe e signorilità. Con la sua bella voce profonda e coltivata (era diplomato in canto a San Pietro a Maiella), con la figura elegante, anche nei ruoli più ingrati.

Se è concesso un ricordo personale a chi scrive, posso dire di aver avuto testimonianza diretta del suo valore artistico e umano. Ebbi l’opportunità di collaborare, verso la metà degli anni Ottanta, con il regista Giuseppe Rocca all’allestimento di uno spettacolo intitolato Le farse cavajole, una riproposta di antichi canovacci cinquecenteschi, andato in scena a Roma, al Teatro Valle, prodotto dal Centro Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale. Insieme ad altri valentissimi attori napoletani c’era anche Antonio Casagrande che, per inciso, curò anche le musiche di quel primo allestimento (lo spettacolo sarebbe stato ripreso anni dopo dal Libera Scena Ensamble, con alcune variazioni nel cast). Già, in quegli anni, Casagrande era una sorta di monumento consolidato del nostro teatro e fu un punto di riferimento presente e sicuro per tutta la Compagnia. Esempio di grande professionalità, sempre garbatissimo e gentile anche con chi, come me, svolgeva semplicemente un ruolo di assistenza e di supporto alla messa in scena. E c’era Maurizio, suo figlio, che in quegli anni muoveva anche lui i primi passi in teatro. E che di sicuro ne ha ereditato le qualità e continuerà a tenerne alto e vivo il nome.


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