Basato sugli scritti di Simon Wiesenthal, testo e regia Giorgio Gallione
Capodimonte – Giardino Paesaggistico di Porta Miano - 12 luglio ore 21.00 - debutto assoluto nell’ambito del Campania Teatro Festival 2022.
di Pino Cotarelli
Napoli – Il Cacciatore di Nazisti è il racconto della vita di Simon Wiesenthal, interpretato da Remo Girone, nella visione dell’autore Giorgio Gallione, che ne ha curato anche la regia. Una ricostruzione della sua vita spesa nella ostinata continua e meticolosa ricerca dei criminali di guerra nazisti, responsabili della morte di più di 11 milioni di persone, di cui 6 milioni di ebrei. Un racconto che può intristire e può apparire anacronistico se non addirittura inflazionato, ma ad ascoltare tante storie autentiche, molte delle quali recuperate da lettere di soldati nazisti, dove la fredda indifferenza nel descrivere fatti cruenti, al limite dell’immaginabile, si confonde con le disperate descrizioni dei residui di vita degli internati nei campi di concentramento, coscienti che molte delle loro vite evaporavano nei forni crematori, ci si accorge che i particolari e i dettagli inediti raccontati, scuotono tuttora e fanno comprendere che ancora non conosciamo abbastanza di questo periodo buio in cui la bestialità dell’essere umano si è concretizzata in un tremendo olocausto. Una ricostruzione frutto della ricerca su documentazioni raccolte da Simon Wiesenthal per tracciare testimonianze e percorsi che hanno portato, in 58 anni di inseguimento, alla cattura di 1.100 criminali nazisti, tra cui Karl Silberbauer, il sottoufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank, Franz Stangl, comandante dei campi di Treblinka e Sobibor, e Adolf Eichmann, l’uomo che pianificò quella che Hitler amava definire “la soluzione finale”. Un’operazione la cui finalità nasce dalla lettura di un messaggio lasciato dalla piccola Sara, che chiedeva: “Non dimenticate mai, mi fido di voi!”, una esortazione affinché esperienze simili non potessero ripetersi mai più. Solo la diffusione di informazioni, seppur orribili, che alimentino di continuo la memoria delle generazioni future, può evitare l’oblio conseguente al difficile credito che si dovrebbe dare a fatti basati su esperienze non direttamente vissute. Il desiderio di giustizia e non di vendetta, attribuisce a Simon Wiesenthal, quell’ostinata costanza per le operazioni che gli fecero affibbiare l’appellativo di “il James Bond ebreo”. Una scenografia che mostra il Centro di documentazione ebraica, con una divisa delle SS in bella mostra, addossati ai muri innumerevoli vecchi contenitori in metallo, da dove, di tanto in tanto, il bravo Remo Girone, nei panni di Simon Wiesenthal, apparso in ottima forma, con qualche momento di incertezza, prelevava qualche lettera inedita marcando i toni tragici dei fatti e dei momenti tremendi vissuti, ma anche sacchi di scarpe di bambini, di uomini, di donne, fedi, pallottole. Un progetto Artistico di Giorgio Gallione, Gianluca Ramazzotti, prodotto da Ginevra Media Production, Teatro Nazionale di Genova, che ha lasciato il segno anche in chi pensava di sapere ormai tutto su questo triste periodo. Un racconto che rappresenta un ulteriore contributo per comprendere meglio i fatti accaduti, che aggiunge anche uno spaccato della personalità di un uomo, Simon Wiesenthal, che dopo aver superato le sofferenze indotte dal periodo duro di internamento, essendo scampato diverse alla morte solo per caso, si è dedicato alla ricerca di questi assassini, per assicurarli alla giustizia.
Le foto sono di Salvatore Pastore – ag Cubo.
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